Sciarpe colorate

La "pañuelización" in Argentina, tra i favorevoli alla legalizzazione dell'aborto (fazzoletti verdi) e i contrari (fazzoletti celesti), può alzare muri, scrive l'autore. Il Vangelo invita alla solidarietà comunicativa: non mira a vincere ma a convincere e ispirare, mira ad argomentare senza sconfiggere. 

 

11 gennaio 2019-Tempo di lettura: 2 minuti

Il dibattito sulla legalizzazione dell'aborto in Argentina non ha prodotto una legge - il disegno di legge è stato respinto dal Senato in agosto dopo mesi di discussione pubblica - ma ha prodotto una nuova forma di attivismo sociale: i foulard colorati. La campagna per l'aborto legale, sicuro e gratuito ha conquistato le strade sul collo, sui polsi e sugli zaini di migliaia di donne già a marzo, quando tutto era appena iniziato. La marea in espansione ha generato il suo avversario: il foulard azzurro di "salvare entrambe le vite".. Tra slogan e colori, i media hanno parlato dell'onda verde femminista e dell'onda azzurra sommersa.

Questa dinamica di attivismo, al tempo stesso folcloristica ed efficiente, costruisce una serie di maschere che nascondono il volto unico e irripetibile di ogni persona, con la sua storia, le sue emozioni, le sue posture e le sue sfumature. E quando le sciarpe diventano "foulard". Si costruiscono muri e si distruggono ponti: la logica binaria del dibattito politico-legislativo dirotta la complessità della vita quotidiana e la incasella in un semplicistico pro/contro che diventa escludente.

Persone solitamente predisposte a riconoscere le buone intenzioni degli altri, ad ascoltare per comprendere le motivazioni e a dialogare per trovare soluzioni migliori, sono intrappolate nella riduzione bicromatica, quasi sempre alimentata dalle posizioni più estreme del tutto o niente.

La squalifica incrociata è sempre a portata di mano e la convivenza si spezza: le amicizie sono tese, le atmosfere familiari sono lacerate. La tentazione della guerra culturale dispiega tutto il suo fascino e gli appelli a una cultura dell'incontro suonano come campane lontane, tipiche di un mondo ideale o fittizio, abitato da ingenui o tiepidi. La logica dei fazzoletti accende la militanza, ma comporta il rischio di disumanizzare il militante: lo trasforma in un nemico e nasconde il suo volto, i suoi dubbi, le sue intenzioni, il suo bisogno di aiuto.

La squalifica incrociata è sempre a portata di mano e la convivenza si spezza: le amicizie sono tese, le atmosfere familiari sono lacerate. La tentazione della guerra culturale dispiega tutto il suo fascino e gli appelli a una cultura dell'incontro suonano come campane lontane, tipiche di un mondo ideale o fittizio, abitato da ingenui o tiepidi. La logica dei fazzoletti accende la militanza, ma comporta il rischio di disumanizzare il militante: lo trasforma in un nemico e nasconde il suo volto, i suoi dubbi, le sue intenzioni, il suo bisogno di aiuto.

Recentemente ho sentito dire che il dialogo è come un tavolo: ci unisce e ci separa. Siamo insieme, ma ognuno al suo posto. C'è un luogo comune e condiviso di apertura. Il monologo delle forze del tessuto è insulare e autoreferenziale. Funziona per la politica della frattura, ma non per la trascendenza del Vangelo, che invita a un percorso di solidarietà comunicativa: non aspira a vincere ma a convincere e ispirare, e si propone di argomentare senza sconfiggere. Immagina un mondo dai mille volti, in cui i foulard colorati sono accessori aneddotici.

L'autoreJuan Pablo Cannata

Professore di Sociologia della comunicazione. Università Austral (Buenos Aires)

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