I nomi di Martin Lutero, Immanuel Kant e John Henry Newman non passano inosservati nella storia della filosofia e della teologia degli ultimi secoli. Ognuno di loro, con le proprie peculiarità, ha contribuito con idee o ha dato vita a correnti che hanno segnato la storia nel suo senso più ampio.
Martin Lutero
Il tedesco Martin Lutero (1483/1546), originario di Eisleben (Sassonia), precede Cartesio e Pascal.
Il 2 luglio 1505, sorpreso da un temporale, dopo aver sentito un fulmine colpirlo molto da vicino, fece la promessa di farsi frate. Due settimane dopo entrò in un convento agostiniano.
In convento, ricordava anni dopo, "impallidivamo al solo nome di Cristo, perché ci era sempre apparso come un giudice severo e irritato contro tutti noi".
Dottore in teologia, era un grande lettore della Bibbia, anche se, a causa del suo modo di essere marcatamente soggettivo, non la accettava nella sua interezza come Parola di Dio, rifiutando interi libri, come l'Epistola di Giacomo e l'Apocalisse.
I tratti oscuri della sua visione soggettiva di Dio lo indussero a temere seriamente per la sua salvezza. Voleva rifugiarsi nella lettura del Nuovo Testamento, ma non ci riuscì, perché si imbatté nel testo dell'Epistola di San Paolo ai Romani 1:17; la lettura dapprima lo irritò, perché vedeva nel Vangelo stesso una giustizia di Dio dietro la quale Lutero vedeva il Giudice adirato che tanto lo spaventava.
Dopo qualche tempo, a metà dell'anno accademico 1513-14, si tranquillizzò e si sentì sicuro nel comprendere la giustizia di Dio come una giustizia che Dio dà a coloro che hanno fede, nella quale i giusti vivono.
Nel corso della sua disputa sulle indulgenze, iniziata nel 1517, Lutero arrivò ad affermare che l'unica norma della fede è la fede. sola scripturaProclamò anche il libero esame delle Scritture, a prescindere dal Magistero e dalla Tradizione della Chiesa, e sostenne anche che il cristianesimo, come congregazione di fedeli, non è un'assemblea visibile, né Cristo ha un Vicario in terra.
Immanuel Kant
Un paio di secoli dopo, Immanuel Kant nacque nel 1724 nella città tedesca di Konigsberg, dove visse fino alla morte, avvenuta nel 1804.
Di modesta famiglia pietista luterana, da giovane, allontanandosi dalla fede dei genitori, iniziò a orientarsi verso un'etica laica. Dal 1770 fu professore di Logica e Metafisica all'Università della sua città natale.
Secondo il suo pensiero, nell'uomo, oltre alla struttura psico-fisica - legata alle leggi della natura - c'è uno spirito razionale che è governato dalla legge della libertà: ma l'essere umano ha una coscienza del dovere e questo permette di garantire che l'uomo sia un essere morale, un essere non solo libero ma anche responsabile.
Nel 1781 pubblicò il suo Critica della ragion pura dove afferma che noi conosciamo le cose come la nostra intelligenza ce le presenta, ma non come sono in sé. Di conseguenza, le tre grandi realtà - l'anima, il mondo e Dio - si presentano al pensiero kantiano solo come idee, poiché non esiste un'esperienza sensibile dell'anima, del mondo o di Dio, e solo questa esperienza garantisce l'effettiva esistenza degli oggetti del nostro pensiero.
Successivamente, nella sua Critica della ragion pratica (1788), scrisse: "Due cose riempiono la mia anima di un'ammirazione e di un rispetto che si rinnovano e si accrescono costantemente man mano che il pensiero si occupa più assiduamente di esse: Il primo sguardo a questa incalcolabile moltitudine di mondi distrugge la mia importanza come creatura animale, la cui materia, di cui è formata, dopo aver goduto per breve tempo di una forza vitale, deve essere restituita al pianeta che abita che, a sua volta, non è che un punto nella totalità dell'universo. Il secondo sguardo, invece, mi valorizza attraverso la mia personalità, e la legge morale mi rivela una vita indipendente dall'animalità e da tutto il mondo senziente...".
Kant pensava anche che il bene umano completo sia costituito dalla virtù e dalla felicità; e poiché in questo mondo la felicità completa non segue la virtù, la voce della coscienza esige l'esistenza di qualcuno che metta le cose al loro posto: questo qualcuno, per Kant, è Dio, che, per concedere la felicità alle persone virtuose, ha disposto per loro la vita eterna.
John Henry Newman
All'inizio del XIX secolo, John Henry Newman nacque nel 1801 a Londra, figlio di John, un uomo d'affari britannico, e di Jemina, discendente di una famiglia di calvinisti francesi rifugiatisi nel Regno Unito.
All'età di quindici anni avviene la sua prima conversione, durante la quale scopre gli unici due esseri che, secondo il giovane Newman, possono essere conosciuti in modo evidente: se stessi e il Creatore (Apologia, I).
Nel 1824 fu ordinato sacerdote della Chiesa anglicana, alla quale appartenne fino all'età di quarantaquattro anni. Al termine del suo studio della Sviluppo della dottrina cristianaGiunse alla conclusione che è nella Chiesa cattolica che si mantiene la fede dei primi cristiani. Il 9 ottobre 1845 fu accolto nella Chiesa cattolica.
Ordinato sacerdote cattolico nel 1847, fu nominato rettore della neonata Università Cattolica di Dublino, incarico che mantenne per circa dieci anni. Nel 1870 pubblicò la sua opera Saggio in aiuto di una grammatica dell'assenso (trad. it. Assenso religioso. Saggio sui motivi razionali della fede).
Nel 1879 è stato nominato cardinale da Papa Leone XIII, e Newman ha scelto il motto Cor ad cor loquitur. È morto l'11 agosto 1890. È stato beatificato nel 2009 durante il pontificato di Benedetto XVI e canonizzato nel 2019 da Papa Francesco.
Nel suo lavoro Apologia pro vita suaDice che la certezza è la conseguenza della forza cumulativa di alcune ragioni date che, prese una per una, sarebbero solo probabilità. Credeva in Dio sulla base della probabilità, credeva nel cristianesimo sulla base della probabilità, credeva nel cattolicesimo sulla base della probabilità. Credeva anche che Colui che ci ha creato ha voluto che in matematica si raggiungesse la certezza attraverso una dimostrazione rigorosa, ma che nell'indagine religiosa si raggiungesse la certezza per mezzo di probabilità accumulate; e che questa certezza ci porta, se la nostra volontà coopera con la Sua, a una convinzione che supera la forza logica delle nostre conclusioni.
Nella stessa opera dice: Sono spinto a parlare dell'infallibilità della Chiesa come di una disposizione voluta dalla misericordia del Creatore, per preservare la religione nel mondo e frenare quella libertà di pensiero che è uno dei nostri più grandi doni naturali, per salvarla dai suoi stessi eccessi autodistruttivi.