Nelle ultime settimane è diventata virale una fotografia di Gesù creata con l'intelligenza artificiale sulla base dell'immagine stampata sulla Sindone. È solo una curiosità morbosa o possiamo trarne qualcosa di buono?
Prima di tutto, bisogna chiarire che la Chiesa cattolica vede nella Sindone di Torino solo una reliquia di grande valore, ma in nessun caso ha affermato che si tratta davvero del lenzuolo che ha avvolto il corpo del Signore, per quante prove ci siano a favore.
Come disse San Giovanni Paolo II, "la Chiesa non ha una competenza specifica per pronunciarsi su queste domande", ma "affida agli scienziati il compito di continuare la ricerca per trovare le risposte".
In secondo luogo, è necessario relativizzare la capacità del intelligenza artificiale per ricostruire i volti, per quanto sconvolgenti possano essere i risultati.
Non dimentichiamo che l'IA non può creare dal nulla, ma si basa su ciò che ha già visto. Utilizza l'impressionante ricchezza di dati forniti da Internet per "leggere" l'aspetto delle cose e, con queste informazioni prese qua e là, replica. Per questa ricreazione, aiutata dagli umani che l'hanno guidata, avrà studiato migliaia di volti maschili barbuti, li avrà confrontati con le proporzioni delle linee sulla Sindone e avrà fuso questi dati nell'immagine che vediamo.
Si tratterebbe quindi di uno dei tanti volti simili che sarebbe in grado di generare attenendosi alle proporzioni e alle caratteristiche strutturali stabilite dall'immagine originale.
In ogni caso, supponendo che l'immagine sul foglio sia quella di Gesù Cristo e che l'IA sia stata in grado di raggiungere la fedeltà 99% nella ricreazione; a parte il primo "wow", cosa fa per me come cristiano? Qualcuno crede davvero che, se Gesù si fosse incarnato oggi e noi avessimo non una, ma, come è tipico dei nostri tempi, migliaia di fotografie e video di lui, la sua testimonianza raggiungerebbe più lontano e il numero di credenti e seguaci aumenterebbe? Permettetemi di dubitarne.
Erano molte migliaia coloro che lo conoscevano e avevano assistito ai suoi miracoli, non attraverso fotografie e video, ma faccia a faccia; ma nel momento culminante della sua vita, ai piedi della croce, quanti lo hanno accompagnato, quanti si sono fidati di lui, quanti, insomma, hanno creduto in lui e nel suo messaggio? Solo Maria, Giovanni e alcune sante donne.
Dov'erano coloro che per anni lo avevano seguito su quelle strade, dov'erano coloro che avevano condiviso i suoi insegnamenti, la sua amicizia e il suo affetto, dov'erano coloro che avevano condiviso i suoi insegnamenti, la sua amicizia e il suo affetto? Persino Pietro e Giacomo, che erano stati presenti con Giovanni alla sua gloriosa trasfigurazione, non furono aiutati a credere da ciò che avevano visto con i loro occhi. Cosa mancava loro per fare il salto della fede?
Benedetto XVI ci offre un indizio spiegando il passo evangelico in cui l'apostolo Tommaso, che non era nell'assemblea quando il Risorto apparve in mezzo a loro, disse: "Se non vedrò nelle sue mani il segno dei chiodi e non metterò il mio dito nei buchi dei chiodi e non metterò la mia mano nel suo fianco, non crederò". "In sostanza", dice il Papa tedesco, "queste parole esprimono la convinzione che Gesù non si riconosce più dal suo volto, ma piuttosto dalle sue ferite". Tommaso ritiene che i segni distintivi dell'identità di Gesù siano ora soprattutto le ferite, nelle quali si rivela la misura in cui ci ha amati".
A cosa può servire nella nostra vita di fede un'immagine più o meno attendibile di un Gesù ferito? Beh, solo nella misura in cui siamo in grado di vedere in quella ferita, in quella goccia di sangue, in quel livido, il suo messaggio di amore personale illimitato.
In questi giorni in cui celebriamo l'Esaltazione della Santa Croce e la Madonna Addolorata, vale la pena ricordare che solo chi è capace di scoprire il mistero della croce può passare dal conoscere Gesù (quello della foto) al riconoscerlo, come lo riconobbe il centurione quando vide come era spirato e proclamò: "Veramente quest'uomo era il Figlio di Dio".
Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.