Ancore di santità tra pentole e fornelli. Con Gaudete et ExsultatePapa Francesco, siamo tutti chiamati a cuocere straordinariamente bene il nostro uovo fritto, che diventa così una vera e propria metafora della santità.
MAURO LEONARDI - Sacerdote e scrittore
@mauroleonardi3
Con Gaudete et ExsultateLa chiesa dell'ospedale da campo diventa la cucina dell'ospedale da campo. MasterChef. Siamo tutti chiamati a essere cuochi a cinque stelle. Siamo tutti chiamati a cucinare straordinariamente bene il nostro uovo, il più difficile dei piatti facili, quello che rivela se si ha davvero la stoffa dello chef o se si è solo dei dilettanti.
L'uovo fritto è la vera metafora della santità. "Una donna si reca al mercato per fare la spesa, incontra un vicino e inizia a parlare, con conseguenti critiche. Ma questa donna dice dentro di séNo, non parlerò male di nessuno". Questo è un passo verso la santità. Poi, a casa, il figlio le chiede di parlare delle sue fantasie e lei, anche se è stanca, si siede accanto a lui e ascolta con pazienza e affetto. Questa è un'altra offerta che santificaa" (Gaudete et Exsultate, n. 16).
Lo avevano detto molti santi, lo aveva proclamato un concilio, ora Francesco ci mette il sigillo definitivo: la santità esce dalla sacrestia e getta l'ancora tra pentole e fornelli. La santità, come il cucinare bene, è un'esperienza semplice e profonda, in cui le piccole cose vengono trattate con cura, non per denaro, ma per amore. Un tempo gli studiosi erano i filosofi, oggi sono i cuochi: ecco perché vediamo tanti personaggi televisivi che non sono più dietro le scrivanie, ma in cucina.
Qualche tempo fa, uno di loro, non ricordo chi, ha detto in televisione che chi cucina bene restituisce alle persone il tempo perso, il tempo sprecato durante la giornata. Molto diverso da Marcel Proust. Chi cucina non fa nulla da solo: ha bisogno del negozio, di chi coltiva, di chi prepara la ricetta, di chi prepara la tavola e poi serve.
Come Gesù testimonia il Padre facendo tutto ciò che il Padre vuole, così il cuoco crea un piatto che testimonia l'opera di molti. Il santo sa di non essere buono in sé, ma di essere un testimone della bontà di Dio nella sua vita. E lo fa con le mani, con gli occhi e con la bocca. Con la sua bocca, sì, fatta per "ad-orar"a Dio. Il che significa "per mettere Dio in bocca".