La Chiesa in Messico e in America: ridimensionare la storia

22 ottobre 2017-Tempo di lettura: 3 minuti

La canonizzazione dei bambini martiri rivela il grande compito dei religiosi nell'evangelizzazione dell'America e della fede preispanica delle etnie mesoamericane. 

-Testo Rubén Rodríguez

Società Messicana di Storia Ecclesiastica e vice-postulatore della causa dei Bambini Martiri di Tlaxcala in Messico.

Il Messico è una realtà entusiasmante. Nata da due nobilissime radici, è alla testa di quella grande porzione di umanità che è l'America Latina, chiamata dai Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI "...".il continente della speranza". Le sue prime radici sono le molteplici etnie mesoamericane che, insediate nel nostro territorio da più di 10.000 anni, abbagliarono gli stessi conquistatori.

Già Hernán Cortés, nel suo Prima lettera di relazione a Carlo Vdice: "... Sicuramente Dio nostro Signore sarebbe ben servito, se... queste persone fossero introdotte e istruite nella nostra santissima fede cattolica e commutassero la devozione, la fede e la speranza che hanno in questi loro idoli, nella potenza divina di Dio; perché è certo che se con tanta fede e fervore e diligenza servissero Dio, farebbero molti miracoli"..

La sua seconda radice, quella spagnola, era così forte nel XVI secolo da creare l'impero spagnolo. "dove il sole non tramonta mai. Gli spagnoli, arrivati in Messico, se ne innamorarono al punto da chiamarlo come la loro patria: Nuova Spagna.

Entrambe le radici ebbero un incontro drammaticamente traumatico, che le portò a cercare lo sterminio reciproco e che culminò nella sfortunata distruzione della Grande Tenochtitlan, una delle più belle città della storia, nel 1521.

Ma dieci anni dopo, nel 1531, Santa Maria di Guadalupe li riconciliò, li rese consapevoli di essere un'unica nazione e li portò a costruire un nuovo Paese, che divenne il più importante delle Americhe dal XVI al XVIII secolo.

Si è scritto molto, e giustamente, sul grande lavoro degli ordini religiosi nell'evangelizzazione dell'America, in particolare dei Francescani, dei Domenicani e degli Agostiniani. Ma si sa ancora poco della profonda e sincera fede preispanica che questi gruppi etnici vivevano, incarnata dalla venerata Huehuaetlamanitilizti Huehuaetlamanitilizti (Tradizione degli Anziani), tramandata dal Tlamatini o Sabios (il saggio: una luce, un fuoco, un fuoco denso che non fuma...). Hanno vissuto questa fede con grandi sacrifici, anche della propria vita, come descrive con ammirazione fra Bernardino de Sahagún: "Per quanto riguarda la religione e la cultura dei loro dèi, non credo che al mondo ci siano stati idolatri così riverenti nei confronti dei loro dèi, né così tanto a loro spese, come questi della Nuova Spagna; né gli ebrei, né nessun'altra nazione ha avuto un giogo così pesante e così tante cerimonie come questi indigeni hanno preso per molti anni...".

La Vergine di Guadalupe

La loro fede era piena di semina VerbiQuando ascoltarono le tenere parole di Santa Maria di Guadalupe, capirono che era venuta per dare loro pieno compimento: "In nicenquizca cemicac Ichpochtli Santa Maria (l'Io-perfetto per sempre-Vergine Santa Maria), in Inantzin in huel nelli Teotl Dios (la-Sua-Venerabile-Madre-del-Molto-Vero-Dio Dio), in Ipalnemohuani (la Vivente-Causa-di-Tutta-La-Vita), in Teyocoyani (il Creatore del Popolo), in Tloque Nahuaque (il Proprietario del Giunto), in Ilhuicahua (il Proprietario del Cielo), in Tlalticpaque (il Proprietario della Terra)". Non esitarono più e si convertirono in massa e per sempre. E hanno mantenuto questa fede cattolica per cinque secoli, sempre in mezzo a tirannie, rivoluzioni e persecuzioni.

"E voi, abitanti di questa Nuova Spagna, vi rallegrate di aver avuto martiri benedetti come questi bambini, e a maggior ragione quelli di questa città di Tlaxcalan, che fu la loro culla principale".. Così testimonia fray Toribio de Benavente (chiamato affettuosamente Motolinía -il piccolo e povero uno- dalle popolazioni indigene), nella loro Memoriales o Libro delle cose della Nuova España e delle cose naturali dellaL'impatto che i bambini indigeni ebbero sui frati grazie alla loro attenta educazione, alle loro forti virtù e alla loro intelligenza. Questi bambini divennero i loro migliori collaboratori nel compito di evangelizzazione.

I francescani arrivarono in Nuova Spagna il 13 maggio 1524. È degno di nota il fatto che, molto presto, questi bambini da loro catechizzati ebbero la maturità di ricevere la corona del martirio: Cristobal nel 1527 e Antonio e Juan nel 1529, come attestato nel 1541 dallo stesso Motolinía nella sua Storia degli indiani della Nuova Spagna. Lo storico Salvador Abascal ha scritto nel 1990: "Sono forse Cristobalito, Antonio e Juan che attirano per il Messico, senza nemmeno poterlo prevedere... il supremo premio delle impareggiabili Apparizioni del Tepeyac?"..

Trascendenza universale

Venticinque anni dopo la loro beatificazione, quando la Chiesa li ha eretti a modelli di santità per il nobile popolo di Tlaxcala, li propone ora per l'intera umanità. Un modello di oggi: sono laici, come il 99,9 % degli 1,2 miliardi di cattolici; sono americani, come la metà dei cattolici di oggi; sono indigeni, che ci aiuteranno a rivalutare tante etnie che sono state relegate e persino disprezzate; sono bambini che ci aiuteranno a rivalutare quei grandi doni che Dio continua a mandarci: i nostri figli.

L'autoreOmnes

Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.