La guerra in Ucraina è ovunque, anche sui social media. Come ha twittato Papa Francesco in 11 lingue, tra cui l'ucraino e il russo, "... la guerra in Ucraina è ovunque, anche sui social media".In nome di Dio, smettetela! Pensate ai bambini".Nei giorni scorsi è circolata la foto di una bambina ripresa dal padre: un'immagine che passerà alla storia come emblematica di tutto ciò che è stato falso in questo conflitto. Mi riferisco alla bambina ucraina di nove anni che succhia un lecca-lecca e impugna un fucile. Il padre aveva messo un suo fucile scarico nelle mani della figlia e aveva costruito artificialmente l'immagine con tutti i suoi elementi e atteggiamenti - compreso il lecca-lecca - come emblema contro l'invasione russa. L'aveva detto, ma molti non se ne sono resi conto e l'hanno preso per vero. Finì sulle prime pagine di molti giornali e in molti luoghi e divenne un simbolo dell'orrore della guerra: ma non secondo le intenzioni del padre, non come immagine di orgoglio resistente contro l'invasore, ma come ulteriore prova di come la tragedia scatenata dall'aggressione di Putin possa distorcere ogni rapporto e avvelenare tutto e tutti. Le gravissime imprudenze che molte persone commettono influencer pubblicando sui social network video e foto dei loro figli minorenni al solo scopo di ottenere visibilità e quindi denaro, diventa in questo caso una violenza intollerabile. Quella bambina di nove anni a cui il padre ha messo in mano un fucile è stata trasformata in un "bambino soldato" in modo non dissimile da quello dei suoi coetanei senza nome che muoiono lontano dall'Europa nelle migliaia di conflitti del Terzo Mondo. Resta solo la necessità di chiedere scusa a tutti i bambini usati e abusati nella logica della guerra, anche da suo padre e anche con le migliori intenzioni.
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