La fine dell'estate

Di fronte alla tentazione della nostalgia, dobbiamo chiedere il dono della speranza. Non è facile ottenerlo, perché tendiamo a resistere alla grazia. Preferiamo accontentarci e rimanere nella nostra zona di comfort.

1° settembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Foto ©Pexels

La... fine... dell'... estate... Nessuna canzone come questa del Dynamic Duo riesce a suscitare quella sensazione agrodolce che si prova in giorni come questo, quando il dispiacere di lasciare il tempo del riposo si mescola a una strana illusione di tornare alla necessaria routine. 

Da giorni i giornali pubblicano interviste a psicologi e psichiatri che spiegano come evitare la cosiddetta sindrome post-vacanze, come adattarsi al cambio di attività o come affrontare il ritorno a scuola, che quest'anno sarà "il più caro della storia" a causa dell'inflazione galoppante.

La nostalgia è l'invidia verso se stessi, verso l'io del passato. È un sentimento che si diverte a contemplare le cose belle che ho avuto e che non posso più avere. C'è un certo gusto perverso in quelle lacrime di autocommiserazione, in quel leccarsi le ferite come se si fosse il centro del mondo. Povero me", si consola il nostalgico, "devo sopportare una cospirazione cosmica contro la mia felicità. Trasformare la nostra vita in un dramma è diventata persino una moda sui social network. Si chiama "sadfishing" e consiste nel condividere pubblicazioni o video in cui si cerca di far dispiacere la gente per ottenere la compassione del pubblico e, quindi, più follower. 

Di fronte alla tentazione della nostalgia, dobbiamo chiedere il dono della speranza. Non è facile ottenerlo, perché tendiamo a resistere alla grazia. Preferiamo accontentarci e rimanere nella nostra zona di comfort. Abramo, il padre della fede di più della metà dei popoli del mondo, ci serve da modello di fronte a uno stile di vita sedentario. Obbedendo alla voce del Padre: "Esci dalla tua terra", si mise in viaggio, senza paura del futuro, sostenuto solo da una promessa. La moglie di Lot, invece, trasformata in una colonna di sale per essersi voltata indietro, ci avverte del pericolo di non voler partire, di non fidarsi che Dio è già davanti a noi, preparando la strada. Per la seconda volta, Abramo esce da se stesso, prende con sé il figlio Isacco e sale con lui sul monte Moriah, pronto a sacrificarlo, convinto che in Dio non c'è spazio per il male.

In tante occasioni, la Parola di Dio ci parla di fiducia, di sperare contro ogni speranza, di non avere nostalgia del passato come il popolo d'Israele quando ha perso le cipolle d'Egitto, perché questo non è il desiderio di Dio. Di fronte a questo sentimento, le beatitudini ci parlano di una grande ricompensa per chi spera e confida in Dio. Perché preoccuparsi di iniziare una nuova tappa? Diffidiamo di colui che ha dato la vita per noi? 

Non sono ingenua. So che le difficoltà che affrontiamo nel corso della nostra vita sono molte e a volte molto dure, ma Lui ha promesso di essere con noi, ogni giorno, fino alla fine del mondo. In sua compagnia, il giogo è morbido e leggero. 

Il ritorno al lavoro, allo studio, ai doveri domestici o pastorali può renderci pigri, ma Lui è lì che ci aspetta. Lo Spirito Santo è sempre vivo, sempre in movimento, ci attira fuori dal cenacolo e sui tetti, zone meno sicure dove è Lui, non noi, a parlare nelle lingue. Come la spia d'oro dell'universo di J. K. Rowling, il suo svolazzare è capriccioso e rapido, non facile da seguire e non facile da catturare. Spesso rimaniamo sconcertati quando vediamo che manda all'aria i nostri piani e ci dice: "Dai, ricomincia". Non potrebbe essere tutto facile come in estate, non potremmo tornare a come erano le cose prima? 

Per non disconoscere i suoi impulsi che ci tirano fuori dalla tiepidezza, bisogna avere una fede come quella di Abramo, che vedeva opportunità e sfide laddove altri vedevano ostacoli insormontabili o nemici che volevano infastidirci. Vedrebbe opportunità e sfide laddove gli altri vedono ostacoli insormontabili o nemici che ci infastidiscono; sentirebbe la chiamata di Dio ad alzarsi e ad andare in un posto migliore laddove gli altri provano timore, aggrappandosi alle nostre strutture come un bambino si aggrappa alla madre il primo giorno di scuola; guarderebbe al futuro quando noi siamo depressi per non poter tornare al passato.

La fine dell'estate è arrivata, le nostre attività cambiano, ma il Signore ci dà una promessa per questo nuovo corso: "Non ti dimenticherò mai, mai". 

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

Newsletter La Brújula Lasciateci la vostra e-mail e riceverete ogni settimana le ultime notizie curate con un punto di vista cattolico.
Banner pubblicitari
Banner pubblicitari