Non tutti i cambiamenti sono progressi. Il recente conflitto in Ucraina ne è un esempio palpabile e doloroso. Il progresso non è solo cambiamento ed evoluzione, ma cambiamento ed evoluzione che ci avvicinano a una vita più piena e felice. Le metamorfosi subite dalle relazioni familiari negli ultimi decenni, soprattutto in Occidente, potrebbero sembrare segni di progresso verso forme di relazione più flessibili e libere, che dovrebbero tradursi in una maggiore soddisfazione per le persone. Questi cambiamenti, tuttavia, si stanno rivelando segnali di regressione, impoverimento e, in ultima analisi, infelicità. Non lo dico io, ma lo dicono i maggiori esperti mondiali di psichiatria. Lo dimostrano i risultati di uno studio molto potente che, dal 1938, indaga il rapporto tra felicità e salute delle persone. Pubblicato nel 2018 dal prof. Robert Waldingerafferma che le relazioni strette e durature rendono le persone più felici rispetto all'istruzione, al denaro o alla fama. La solitudine uccide quanto il tabacco o l'alcol. Che i conflitti e le rotture consumano le nostre energie e distruggono la nostra salute. E che nei rapporti interpersonali, nonostante le crisi, l'importante è impegnarsi nella relazione, sapendo di poter sempre contare sull'altro.
La sociologia dimostra ciò che il senso comune ci presenta come un'intuizione: che la famiglia fondata sull'impegno incondizionato - chiamata, tra l'altro, matrimonio - è quella che "ha più numeri" per rendere felici i suoi membri. Non è forse questo il vero progresso a cui tutti aspiriamo? Oltre a essere progressista - promotrice di un vero progresso - la famiglia oggi è anche un elemento controculturale. La controcultura, secondo Roszak, è costituita da quelle forme e tendenze sociali che si oppongono a quelle consolidate in una società. In questo contesto, la famiglia è un elemento di resistenza alle grandi forze della postmodernità: la mancanza di impegno, che porta all'individualizzazione, alla povertà relazionale e finisce nella solitudine; e l'autoreferenzialità, che ci porta a pensare che il benessere e la felicità si trovino in noi stessi. Le relazioni familiari, in quanto ambiente di amore incondizionato, ci permettono di sviluppare la sicurezza necessaria per affrontare con successo il resto delle relazioni sociali. Lungi dall'essere un'istituzione rigida, carcastica e reazionaria, la famiglia si rivela oggi come un baluardo di resistenza alla povertà esistenziale imperante, dove si possono costruire relazioni autentiche in cui - pur con i nostri limiti e le nostre imperfezioni - possiamo - se lo vogliamo - trovare la felicità.
Professore presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Internazionale della Catalogna e direttore dell'Istituto di Studi Superiori sulla Famiglia. Dirige la cattedra sulla solidarietà intergenerazionale nella famiglia (cattedra IsFamily Santander) e la cattedra sull'assistenza all'infanzia e le politiche familiari della Fondazione Joaquim Molins Figueras. È anche vicepreside della Facoltà di Giurisprudenza dell'UIC di Barcellona.