Il minuto di gloria dei codardi

La Pasqua evidenzia l'insondabile grandezza dell'amore divino che si manifesta nel perdono: Dio risorge per i vigliacchi che lo hanno rinnegato.

7 aprile 2021-Tempo di lettura: 2 minuti
ragazzo con il volto coperto

Foto: Markus Spiske / Unsplash

Si leggono i Vangeli corrispondenti alle messe dei primi giorni di Pasqua e non si può fare a meno di pensare agli Apostoli: "Che branco di vigliacchi erano questi ragazzi"; nascosto, spaventato, paurosamente... Sono frasi che si ripetono nei brani di questi giorni. E la cosa più sconvolgente è che Gesù Cristo, potendolo fare, non li ha cambiati per gli altri per rendere possibile la sua Chiesa. Qualsiasi allenatore di una squadra regionale li avrebbe mandati in panchina, perché inutili, e avrebbe portato un sostituto quando era il momento di allargare gli orizzonti, di portare la Chiesa in tutto il mondo e di soffrire, nella carne, per Cristo.

Con l'eccezione delle Sante Donne, che danno ai discepoli una rassegna di forza d'animo piuttosto notevole, anche Giovanni, che aveva resistito fino alla fine, ora è un po' scoraggiato... Insomma, possiamo dire che i racconti di questi giorni di Pasqua sono "il minuto di gloria dei vigliacchi". E non sai, Signore, che sollievo.

Non mi è chiaro cosa avrebbe fatto ognuno di noi se si fosse trovato nei panni degli Apostoli. Forse avremmo sbottato come Pietro per scappare dalle accuse di una vecchia pettegola, o saremmo stati altri figli del tuono, giudicando gli altri e "ordinando" la loro esecuzione per divinità, o forse più silenziosi, meno avvicinabili, come Nicodemo, ma con il coraggio di farsi valere quando tutti si nascondono nella notte.

Ebbene, anche in questo caso, la resurrezione vale anche per i vigliacchi, o anche "di più" per i vigliacchi, i realisti, i "se non vedo, non credo", per noi?

I Vangeli di questi giorni di Pasqua sono un po' paradossali: perché ricordare queste miserie della nostra vita in giorni gloriosi? I testi avrebbero potuto concentrarsi sulla parte Instagram della storia: apparizioni, passeggiate sulle acque... Ma non lo fanno. Le storie di questi giorni di gioia, di alleluia, ci ricordano che solo Dio può giudicare i cuori, le storie, la vita cristiana degli altri; portano in primo piano la realtà che, pur credendo di essere "nella squadra dei buoni", anche noi rinneghiamo il Signore, a volte persino arrogandoci un potere divino, chiedendo che "il fuoco scenda dal cielo" nel suo nome per eliminare "quelli che non sono buoni come noi".

La Pasqua evidenzia l'insondabile grandezza dell'amore divino che si manifesta nel perdono. La logica di Dio è questa, dall'inizio alla fine: Cristo muore come vittima espiatoria per i nostri peccati, e questo ci stupisce; ma è ancora più stupefacente che, anche dopo aver capito che non siamo all'altezza, per quanto possiamo crederlo o proclamarlo, Lui si fidi ancora di noi, ed è la nostra libera risposta a questa chiamata che cambia il corso della storia.

Dio, che ci ha creati senza di noi, non ci salverà senza di noi, nonostante tutte le difficoltà. Anche questo fa parte della grande gioia della Pasqua: la certezza che anche noi vigliacchi risorgeremo.

L'autoreMaria José Atienza

Direttore di Omnes. Laureata in Comunicazione, ha più di 15 anni di esperienza nella comunicazione ecclesiale. Ha collaborato con media come COPE e RNE.

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