Maternità surrogata: dimenticare i diritti fondamentali 

Il presunto diritto alla paternità e alla maternità, cristallizzato in pratiche come la maternità surrogata, prevale sui diritti legittimi del bambino.

7 maggio 2023-Tempo di lettura: 2 minuti

"Qualsiasi decisione, legge o politica che possa avere un impatto sui bambini deve tenere conto di ciò che è nell'interesse del bambino". Si tratta di uno dei diritti fondamentali, sancito dal Convenzione sui diritti del fanciullo che governi di tutto il mondo, leader religiosi, ONG e altre istituzioni hanno firmato il 20 novembre 1989 e che oggi sono di nuovo di grande attualità. Ricordare questa massima non è banale di fronte a un tema come quello della maternità surrogata, il cui dibattito è in prima linea sul terreno socio-culturale dell'Occidente.

In una società segnata dal diritto ad avere diritti, il cosiddetto diritto alla maternità/paternità, in pratiche come la maternità surrogata, scavalca i legittimi diritti del minore "creato" e i diritti della donna in gestazione che diventa un mero strumento, "un 'grembo' a disposizione della parte contraente, che apre la strada allo sfruttamento e alla commercializzazione della persona umana".I vescovi spagnoli hanno sottolineato questo aspetto in una nota sulla maternità surrogata.

 Molti aspetti legali, etici e medici sono in gioco in questo processo di maternità surrogata: lo sottolineano i numerosi esperti di diversi settori che hanno contribuito al dossier che Omnes ha prodotto su questa pratica.

Realtà come quella affrontata in queste pagine evidenziano la necessità di una riflessione trasversale e impegnata che promuova il recupero dei principi etici e morali su cui si fonda una società veramente umana, volta al rispetto e alla salvaguardia della dignità di ogni essere umano.

Come ricorda Papa Francesco in Laudato Si'Il bene comune presuppone il rispetto della persona umana in quanto tale, con i diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale".. Mettere il progresso tecnico e medico al servizio di una pratica che è sostenuta, in modo estremo, da un capitalismo anti-umano che trasforma gli esseri umani in oggetti di transazioni economiche o emotive non può essere accettato come parte dello sviluppo integrale che gli Stati e i cittadini devono servire nei loro compiti sociali e comunitari.

È compito di tutti noi lavorare per il bene comune che significa "Da un lato, prendersi cura e, dall'altro, utilizzare questo insieme di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente e culturalmente la vita sociale, che si configura così come una polis, come una città. Si ama tanto più efficacemente il prossimo, quanto più si lavora per un bene comune che risponde anche ai suoi bisogni reali". (Caritas in veritate, 7).

 Iniziative come la Dichiarazione di Casablanca, firmata recentemente nella capitale marocchina, sono, come sottolineano gli stessi firmatari, un punto di partenza per ricentrare lo "sguardo sociale" sull'inviolabile dignità degli esseri umani in tutte le fasi della loro vita.

L'autoreOmnes

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