In questa festa di Santa Teresa di Gesù è bene ricordare che fu San Paolo VI a proclamarla Dottore della Chiesa nel 1970, prima donna ad essere insignita di questo titolo dalla Chiesa cattolica. Poi (appena una settimana dopo) sono arrivate Santa Caterina da Siena e, successivamente, Santa Teresa di Lisieux (1997); e Santa Ildegarda di Bingen (2012).
Sono quindi quattro le donne medico su un totale di 36 che compongono l'elenco completo di coloro che sono stati riconosciuti come "eminenti maestri della fede per i fedeli di tutti i tempi".
Nell'omelia in occasione del dottorato della santa di Avila, Papa Montini ha sottolineato la particolarità di questo evento: la prima donna ad essere proclamata dottore "non senza ricordare le severe parole di San Paolo: "Le donne tacciano nelle assemblee" (1 Cor 14,34), il che significa anche oggi che le donne non sono destinate ad avere funzioni gerarchiche di magistero e di ministero nella Chiesa". Il precetto apostolico è stato dunque violato? Possiamo rispondere chiaramente: no. Non si tratta propriamente di un titolo che comporta funzioni di magistero gerarchico, ma allo stesso tempo dobbiamo sottolineare che questo fatto non implica in alcun modo uno sminuire la sublime missione della donna nel cuore del Popolo di Dio. Al contrario, essendo incorporate nella Chiesa attraverso il battesimo, le donne partecipano al sacerdozio comune dei fedeli, che permette e obbliga a "confessare davanti agli uomini la fede che hanno ricevuto da Dio attraverso la Chiesa" (Lumen gentium 2, 11). E in questa confessione di fede molte donne hanno raggiunto le vette più alte".
Fu anche Paolo VI che, qualche anno prima, nel 1965, e curiosamente anche in questo giorno, festa di Santa Teresa di Gesù, istituì il Sinodo dei Vescovi con il motu proprio "Apostolica Sollicitudo". Era un modo per perpetuare il torrente di grazia che era stato il Concilio Vaticano II, fornendo così alla Chiesa un organo permanente di consultazione che avrebbe garantito la continuazione dello spirito del Concilio.
Questo stesso spirito aleggerà questo fine settimana durante l'apertura in tutte le nostre diocesi della fase diocesana del Sinodo dei Vescovi 2021, un sinodo dedicato proprio alla sinodalità e che, nell'arco di tre anni, ci farà camminare insieme in questo "processo di guarigione guidato dallo Spirito", come lo ha definito Papa Francesco, in cui cercheremo di liberarci da ciò che è mondano e dalle nostre chiusure, e di interrogarci su ciò che Dio vuole da noi. Sarà un processo in cui la voce delle donne si farà sentire più che mai. Non solo perché in questa occasione abbiamo una donna sottosegretario del Sinodo dei Vescovi, la suora francese Nathalie Becquart; non solo perché abbiamo la spagnola María Luisa Berzosa come consulente della Segreteria generale del Sinodo; non solo perché un'altra spagnola, la teologa Nathalie Becquart, è stata nominata consulente del Sinodo dei Vescovi; non solo perché un'altra spagnola, la teologa laica Cristina Inogés, è stata scelta per guidare la riflessione che ha preceduto le parole del Papa all'apertura del Sinodo - con un discorso, tra l'altro, coraggioso e pieno di amore per la Chiesa - ma anche perché questo Sinodo ha aperto la sua consultazione, in modo capillare, a tutto il Popolo di Dio e sono le donne a costituirne la maggioranza.
Dobbiamo ascoltare le donne. Se vuole essere fedele al comando di Gesù, la Chiesa deve ascoltare lo Spirito che parla attraverso ogni battezzato, "quando non ci sarà più Giudeo e Greco, schiavo e libero, maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,27-28).
Il recupero di una presenza femminile più incisiva in ambito ecclesiale sarà un cammino lungo, ma, come ci ha insegnato Santa Teresa, "la pazienza ottiene tutto". La Chiesa ha molte donne medico!
Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.