Una delle tristi conseguenze di questa situazione pandemica è l'impossibilità di una libera mobilità. Non è la peggiore conseguenza di questa crisi, ma è una di esse. Per questo motivo, la prossima estate non potremo offrire a giovani studenti universitari e professionisti la possibilità di fare un'esperienza di missione, come è avvenuto la scorsa estate, l'estate 2020.
Questa possibilità non è un semplice capriccio, ma una grande opportunità per incontrare Dio, la Chiesa e il prossimo. Accompagnare i missionari nel loro luogo di lavoro, nel loro luogo di apostolato, è un momento di grazia.
Lì il giovane si trova, senza possibilità di nascondersi, davanti a un Dio che guarda gli altri con affetto e tenerezza; lì il giovane partecipa alla vita di preghiera e alla liturgia di chi si dedica agli altri, e lo fa con un profondo senso di fede e di carità. Lì, il giovane vive e "consufre" (condivide) la vita e i bisogni delle persone che i missionari stanno servendo e accompagnando.
È quindi una grande scuola di virtù cristiane e umane. Infatti, i giovani che partecipano a queste esperienze arrivano con un'anima allargata, un cuore aperto e il desiderio di fare qualcosa di più nella loro vita.
Quindi, perdere un altro anno, non potendo offrire questa esperienza di fede, è triste, ma credo che per il cristiano "tutto è per il meglio" e potremo trarre qualche frutto anche da questo. Ma, d'ora in poi, ci stiamo preparando per l'estate del 2022, che sarà diversa, e nella quale siamo fiduciosi di poter riprendere tutte queste attività che ci fanno tanto bene e che hanno tanta forza tra i nostri giovani.
E ai giovani che leggeranno questa rubrica, vi invito a chiedere alla delegazione missionaria della vostra diocesi come prepararvi a partire da settembre, per vivere una preziosa occasione di dedizione, servizio e crescita nella fede, nella speranza e nella carità.