Confraternite: Testa o cuore

Prendere come punto di riferimento solo l'etica porterebbe a una sorta di stoica indifferenza. Essere guidati dalle sole emozioni porta al sentimentalismo pietistico. Le confraternite devono combinare entrambe le cose: testa e cuore.

20 giugno 2022-Tempo di lettura: 3 minuti
sororanze

È un tema ricorrente quello di discutere se nelle confraternite debba prevalere la religiosità popolare, rivolta soprattutto al cuore, o se debba cedere il passo all'intelligenza, agli aspetti dottrinali, per non cadere nel puro sentimentalismo senza fondamento.

Vorrei partecipare a questa discussione per esperienza, basandomi su due aneddoti reali tratti dalla vita quotidiana delle confraternite.

Un uomo sulla trentina, accompagnato dalla moglie e da due bambine, si è presentato alla confraternita per raccontare la sua storia: nella sua infanzia era stato un fratello, suo padre, anch'egli fratello, lo aveva registrato alla nascita. La vita lo aveva condotto su strade complicate di crimine e droga. A poco a poco era sprofondato sul fondo. Aveva toccato il fondo. Gli è venuto in mente quando si è rivolto alla confraternita dei suoi primi anni, come ultima risorsa, per chiedere aiuto. Il responsabile della carità che lo ha assistito lo ha ascoltato con tutto l'affetto possibile, senza rimproveri o prediche, gli ha chiesto alcuni documenti e gli ha assicurato l'aiuto di cui aveva bisogno. Si sono dati appuntamento la settimana successiva.

Il giorno in cui si erano dati appuntamento, lei non si è presentata. Due giorni dopo, la donna è arrivata da sola con le due figlie:

-Mio marito è morto di infarto lo stesso giorno in cui ci eravamo dati appuntamento; ma voglio dirgli che i sei giorni trascorsi da quando siamo qui sono stati i più felici della sua vita. Per la prima volta dopo tanti anni si è sentito amato e mi ha ripetuto: "Nonostante tutto, la Madonna non si è stancata di aspettarmi".

Una storia vera che tocca il cuore e il sentimento; ma c'è anche qualcosa che va alla testa e all'intelligenza.

Nella confraternita c'è un gruppo di volontari che visita e accompagna i fratelli e le sorelle anziani e soli. Uno di questi volontari mi ha raccontato la sua esperienza dopo una di queste visite.

-Non so come spiegarvelo, la sua vita sembra routinaria e solitaria, ma ha imparato a vivere interiormente. Ha sempre vicino a sé una vecchia foto dei nostri Titolari. Gli ho portato quello che è stato distribuito all'ultima funzione principale, ma lui preferisce il solito, consumato dai baci. Quel cartoncino di preghiera è come uno specchio, le rughe del suo volto hanno la loro replica sul volto del Signore, scolpito dalla stessa sgorbia, e i suoi occhi conservano la stessa intensità di quelli della Vergine.

Tra le mani porta sempre un rosario con i grani consumati. Vi assicuro che la sua preghiera è pura preghiera contemplativa che, a volte, attraversa quell'infanzia spirituale che alcuni chiamano malattia di Alzheimer. Da un giorno all'altro, con la stessa discrezione di sempre, comincerà a pregare il Rosario e la sua anima se ne andrà inosservata perché il suo corpo è già calmodi entrare nell'intimità di Cristo, scambiando con Lui confidenze eterne. Sono convinto che è così che raggiungerà il Paradiso, con il suo vecchio biglietto di preghiere in mano come salvacondotto. Pura contemplazione.

Due aneddoti reali che hanno il loro precedente nel Vangelo.

San Luca ci racconta (cfr. 7,11-17) che in un'occasione, quando Gesù si avvicinò a lui, egli in una città chiamata Naim, vide come Stavano portando fuori a seppellire un uomo morto, l'unico figlio di sua madre, che era vedova, accompagnato da molte persone. Quando il Signore la vide, ha avuto pietà di leiE gli disse: "Non piangere. Poi venne, toccò la bara e disse al giovane: "Alzati! Il morto si alzò a sedere e la madre glielo consegnò.

Il Signore provò compassione, commosso dal dolore della madre, un'anticipazione del dolore che avrebbe sofferto Lui stesso. Il miracolo ha scatenato l'emozione di coloro che l'accompagnavano, che sono esplosi in una dimostrazione di devozione popolare.

San Giovanni ci racconta una situazione diversa (cap. 3): la conversazione tra Nicodemo, un uomo colto, e il Signore. Possiamo immaginare la scena, i due soli, illuminati a malapena da una candela, che chiacchierano fino a notte fonda, scambiandosi confidenze a bassa voce mentre Cristo apre l'intelligenza di Nicodemo fino a condurlo alla Verità.

Le due situazioni si rafforzano e si completano a vicenda. Prendere come punto di riferimento solo l'etica porterebbe a una sorta di indifferenza stoica, incentrata sull'adempimento del dovere in quanto tale, non contaminato da alcun affetto. Al contrario, lasciarsi trasportare dalla sola emozione porta a un sentimentalismo pietistico, in cui c'è il rischio che il sentimento diventi il criterio della verità, invadendo le aree della comprensione e della volontà. La verità oggettiva scompare quando si riduce a sentimento.

Testa e cuore si completano a vicenda in un'armonia dinamica: così dovrebbe essere. sororanze.

L'autoreIgnacio Valduérteles

Dottorato di ricerca in Amministrazione aziendale. Direttore dell'Instituto de Investigación Aplicada a la Pyme. Fratello maggiore (2017-2020) della Confraternita di Soledad de San Lorenzo, a Siviglia. Ha pubblicato diversi libri, monografie e articoli sulle confraternite.

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