Probabilmente avete visto questa istantanea. È stata scattata l'anno scorso da Alessandro Garofalo, un fotografo della Reuters. In essa, due uomini trasportano un'immagine di Cristo crocifisso attraverso l'interno di un corridoio. È successo a Taranto, in Italia. Lì, Amedeo Basile, il sacerdote della chiesa di Santa Maria Addolorata, nel momento più duro della reclusione, ha portato al piano superiore le immagini di un Cristo e di Santa Maria Dolorosa e, insieme ai suoi fedeli sui balconi, ha pregato la Via Crucis al tramonto del Venerdì Santo.
Quella foto (cercatelo se ci riuscite!) mentre l'immagine veniva spostata nella sua sede originale, ha fatto il giro del mondo ed è stata scelta come una delle prestigiose "Foto dell'anno". Forse perché non si limitava a immortalare un particolare momento in una particolare parte del mondo; quell'immagine era la "fotografia del mondo" in quel momento: il mondo che incontrava la croce, l'incertezza, la debolezza, all'interno della sua casa.
Voi e io, in questo tempo, siamo chiamati a portare Cristo attraverso i corridoi delle nostre case, a portare questo peso senza riconoscimento, senza candele, senza incenso... La processione va, come mai prima, all'interno. L'immagine stessa contiene tutta la forza della salvezza. Quello di Cristo-Dio che si lascia portare sulla croce per voi e per me, quello di Cristo, Uomo perfetto, che non può sopportare il peso del legno e che chiede aiuto all'uomo per salvarlo...
Quei moderni cirenei in jeans e tatuaggi, che aiutano Cristo a raggiungere tutti gli uomini, che si sentono impacciati di fronte alle dimensioni del legno, che sanno di essere deboli e timorosi di fronte al dolore e alla sofferenza, quegli inutili sono voi e io: il nulla di cui Dio si serve per realizzare la redenzione, anche, o forse soprattutto, in tempi di pandemia.
Ora che si avvicina il momento di portare la croce, di portarla per i corridoi della casa, dell'ospedale, spesso senza aiuto, abbiamo il momento migliore per pregare sulla scelta di Dio su di noi. Scelti per caso, non per i nostri meriti, come i cirenei di quel Gesù che passa nel profondo della nostra intimità.
Sì, in questa Settimana Santa, ancora una volta è Cristo che torna a casa. Non potremo vederlo rappresentato per le strade, in quella catechesi di plastica che ogni anno tante Confraternite e Gilde mettono in scena nelle nostre città, non vedremo le lacrime degli altri, né pregheremo spalla a spalla con i nostri fratelli sotto un sacco o in silenzio, sconosciuti e ignorati sotto una maschera nazarena.
Lo faremo, ancora una volta, nel territorio della nostra vita ordinaria, e quest'anno non sarà a sorpresa. A poche ore dai giorni della Passione, guardo di nuovo quella foto di Garofalo, per ricordarmi che, nella speranza di incontrare di nuovo Cristo per le strade, la prima processione, il primo incontro con Cristo, si percorre nei corridoi della nostra anima, da soli, in silenzio, nel chiuso scelto della preghiera.
Direttore di Omnes. Laureata in Comunicazione, ha più di 15 anni di esperienza nella comunicazione ecclesiale. Ha collaborato con media come COPE e RNE.