Buon anno!

Antonio Moreno riflette sull'inizio dell'anno liturgico cristiano con l'Avvento, che coltiva la speranza di fronte all'immediatezza e allo stress della società odierna. Propone di riscoprire il tempo come opportunità per vivere con profondità e fede.

1° dicembre 2024-Tempo di lettura: 3 minuti
Avvento

Foto di Annie Spratt su Unsplash

Con la prima domenica di Avvento inauguriamo il nuovo anno liturgico. La Chiesa azzera il suo contatore settimane prima del calendario civile perché coltiva una virtù al minimo: la virtù della speranza.

Oggi siamo tutti di fretta, nessuno vuole aspettare, tutto è "veloce", qui e ora, "melone e fetta in mano" come si dice al sud. Se la metropolitana impiega più di 8 minuti, ci distrugge la mattinata; se ci sono più di due acquirenti davanti a noi nella coda del supermercato, stiamo già chiedendo alla cassiera di chiamare un collega per aprire un'altra cassa; e i "roscones de Reyes" sono già in vendita in tutti i supermercati, per non morire di voglia tra un mese, quando tradizionalmente vanno in vendita.

L'ansia ci divora, con gravi conseguenze per la salute mentale di bambini, giovani e anziani; e le dipendenze sono all'ordine del giorno perché non riusciamo a frenare gli istinti che richiedono una soddisfazione immediata. 

La cucina leccapiedi è stata soppiantata dai fast food o dalle consegne a domicilio. Le relazioni forgiate in anni di corteggiamento con l'obiettivo di formare una famiglia per tutta la vita hanno lasciato il posto a tempi di convivenza non più lunghi della vita di un cane con custodia condivisa o incontri fugaci tramite Tinder, se non una semplice uscita virtuale. I bambini non trascorrono più le ore di ozio giocando a bistecca o a elastico, ma corrono da un luogo all'altro con una moltitudine di attività extrascolastiche e rubano ore di sonno per giocare ai videogiochi online fino alle prime ore del mattino.

Vestiti, automobili, elettrodomestici, mobili e tanti altri beni di consumo hanno una durata di vita sempre più breve e sono di fatto progettati per essere sostituiti presto. Più di un'ora senza rispondere a un Whatsapp è maleducazione; non mettere un cuore sul post di un amico stamattina può costare l'amicizia; non rispondere a una chiamata persa è brutto... Abbiamo disumanizzato il tempo, ne siamo diventati schiavi. Per carità, che stress!

L'anno cristiano, che in questa occasione apriamo con il mese di dicembre, contribuisce a restituire al tempo la sua dimensione umana, con la settimana (la domenica) come fulcro centrale. Le feste sono distribuite lungo l'anno, alternando tempi forti a tempi "meno" forti, ma ugualmente carichi di significato e scanditi da date significative. Il ricordo quotidiano dei santi umanizza anche la giornata, perché sono esempi del fatto che è possibile amare senza misura. 

Il calendario liturgico riunisce il Chronos e il Kairos. Chronos, nella mitologia greca, si riferisce alla contabilità del tempo per la quale usiamo l'orologio o l'almanacco. Con il Kairos, il tempo si esprime come opportunità, come momento trascendente. L'anno cristiano cerca di realizzare momenti in cui Dio si rende presente nella storia particolare degli uomini e delle donne attraverso la lunga lista di ore, giorni, settimane e mesi. Cerca di far sì che l'Eterno, che non ha fine perché non ha inizio perché è fuori dal tempo, apra fessure, portali tra le fessure dell'universo per incontrarsi e fondersi nell'abbraccio della fede con coloro che sentono che la loro vita ha un destino infinito.

Anticipando l'inizio dell'anno per vivere l'Avvento, l'attesa, coltiviamo la vera festa, perché non c'è bacio migliore di quello tanto atteso, non c'è sorso di birra migliore del primo dopo una giornata calda, non c'è premio migliore di quello ottenuto dopo lunghe ore di lavoro, studio o allenamento. 

Chi aspetta si dispera solo se si è lasciato schiacciare dall'attuale tendenza all'immanenza, dimenticando che siamo cittadini celesti. La mancanza di natalità è la prova più evidente di questa ondata di disperazione che sta investendo l'Occidente.

Di fronte ai profeti di calamità e alle fosche previsioni dei telegiornali, ripongo la mia speranza in quel nonno che, ogni mattina, aspetta mano nella mano la nipotina disabile per l'autobus che la porta al centro diurno; in quel migrante che ha salvato una vicina di casa portandola fuori dal pericolo dell'allagamento della sua strada; in quel sacerdote che, dopo ore seduto nel confessionale, decide di aspettare ancora un po' nel caso in cui qualche persona ostinata abbia ancora bisogno della misericordia di Dio. Questi sono i segni dei tempi di cui parla il Papa nel suo toro che convoca del Giubileo della speranza. "È necessario, dice, prestare attenzione a tutto il bene del mondo per non essere tentati di considerarci sopraffatti dal male e dalla violenza. 

Sono segni semplici e poco appariscenti, ma insieme brillano più del sole.

Restate sintonizzati. La speranza si sta aprendo intorno a voi in ogni momento, in ogni crepa dello spazio e del tempo e abbiamo un anno intero davanti a noi per sperimentarla. Buon anno!

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

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