È morto il Papa emerito Benedetto XVI. Se c'è qualcosa che ha caratterizzato la sua lunga vita, dall'infanzia e l'adolescenza come seminarista nel seminario minore dell'arcidiocesi di Monaco di Baviera, situato a Traunstein, ai piedi delle Alpi bavaresi, fino agli ultimi anni come Papa emerito, è senza dubbio la sua vocazione di voler essere un "Collaboratore della Verità": della Verità di Dio, rivelata in Cristo per la Salvezza dell'umanità.
Fu un cooperatore della Verità, ricercandola con la passione del cuore e la lucidità intellettuale di una mente inquieta nei suoi studi teologici presso il seminario maggiore di Freissen, che trovarono conferma nella sua tesi di dottorato e nella sua qualifica di docente universitario.
La teologia di Sant'Agostino gli fornisce l'orizzonte teologico per comprendere e spiegare l'essere della Chiesa come "Popolo e Casa di Dio", e da quella di San Bonaventura, dal suo "Itinerario della mente a Dio", riceve l'ispirazione intellettuale per comprendere la Verità del Dio Vivente che si rivela in una storia di Salvezza, culminante in Cristo, il Figlio di Dio, incarnato nel grembo di una Vergine, Maria, crocifisso, morto e risorto.
I suoi due decenni come professore di teologia a Bonn e Münster, Tubinga e Ratisbona, in cui ha combinato insegnamento e ricerca, conferenze e pubblicazioni con una straordinaria fecondità pedagogica, rivelano una comprensione della ricerca della verità rivelata in Dio in cui il dialogo Fede/Ragione si svolge con una rigorosa disciplina logica e, allo stesso tempo, con una straordinaria sensibilità spirituale alle domande dei suoi lettori e ascoltatori. Quanto il suo affascinante trattato di "Introduzione al cristianesimo" ha aiutato le generazioni di giovani universitari di quel drammatico momento storico a trovare la via della verità con la maiuscola: a trovare il Dio vivente al di là, ma non contro, il Dio dei filosofi!
Le tappe successive della sua biografia come Arcivescovo - appena cinque anni - e come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - quasi venticinque - sono state incentrate sul servizio alla fede della Chiesa come stretto e intimo collaboratore di Papa Giovanni Paolo II nell'adempimento del suo primo dovere di successore di Pietro, che non è altro che "confermare i fratelli nella fede". Il suo metodo di lavoro seguiva il principio "anselmiano" di "Fides quaerens intellectum" - "Intellectus quaerens Fidem" ("fede che cerca l'intelligenza" e "intelligenza che cerca la fede"). Un principio messo in pratica con la squisita cura di un dialogo sempre attento e sempre solidale con le tesi opposte. L'intero dibattito degli anni Ottanta del secolo scorso intorno alla Teologia della Liberazione ne è un'ampia testimonianza.
Infine, il suo magistero negli otto anni di pontificato si concentra sulla Verità di Dio che è Amore (enciclica "Deus Caritas est") e sul fondamento ultimo della Speranza che non delude (enciclica "Spes Salvi"). L'ultima enciclica, "Caritas In Veritate" ("Amore in Verità", CV), pubblicata il 29 giugno 2009, nel bel mezzo della crisi finanziaria globale che ha avuto il suo epicentro nella Borsa di New York - e che ha presto portato a una grave crisi sociale, politica e culturale - intende mostrare come la fede nel Dio vivo e vero, rivelato in Cristo, apra la strada al vero progresso umano - al progresso integrale - o, in altre parole, apra la strada alla realizzazione di un vero e autentico umanesimo. La cosiddetta "svolta antropologica" del pensiero moderno e postmoderno, che lui conosceva bene, non solo viene svuotata di significato, ma al contrario ne viene autenticato e consolidato il significato per il bene trascendente della persona umana e della società.
Non sorprende, quindi, che una delle conclusioni pratiche dell'enciclica sia che "non c'è pieno sviluppo e non c'è bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro totalità di anima e corpo" (CV 76) e, allo stesso tempo, che "lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nella preghiera, cristiani consapevoli che l'amore pieno di verità, 'caritas in veritate', da cui procede l'autentico sviluppo, non è il risultato dei nostri sforzi ma un dono" (CV 79).
Nell'omelia in Piazza Obradoiro, a Santiago de Compostela, il 6 novembre 2010 (nel suo secondo viaggio pastorale in Spagna), ha detto: "Lui solo - Dio - è amore assoluto, fedele, indeclinabile, meta infinita che si intravede dietro tutti i beni, le verità e le bellezze mirabili di questo mondo: mirabili ma insufficienti per il cuore dell'uomo. Lo aveva capito bene Santa Teresa di Gesù quando scriveva: "Dio solo basta"".
Al termine della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, il 21 agosto 2011, salutando la Spagna, ci ha detto: "La Spagna è una grande nazione che, in una convivenza aperta, plurale e rispettosa, sa e può progredire senza rinunciare alla sua anima profondamente cristiana e cattolica", e che "i giovani rispondono con diligenza quando viene loro proposto con sincerità e verità l'incontro con Gesù Cristo, unico Redentore dell'umanità".
La verità di Dio creatore e redentore dell'uomo, la VERITÀ che è Lui e solo Lui, di cui il Santo Padre Benedetto XVI è stato incessantemente cercatore, cooperatore, testimone e maestro durante tutta una vita dedicata a Cristo, illumina il crepuscolo degli ultimi anni della sua vita trascorsi nella preghiera, nel silenzio e nell'umiltà esemplare. Nella prefazione al primo volume della sua monografia "Gesù di Nazareth", pubblicata nel 2007, confessa: "Non ho certo bisogno di dire espressamente che questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale, ma solo un'espressione della mia personale ricerca del volto del Signore". Un volto che avrà già trovato nell'eterna contemplazione della sua infinita Bellezza. Così preghiamo, uniti alla preghiera di tutta la Chiesa per lui che si è sempre considerato "il suo umile lavoratore nella vigna del Signore".
Cardinale arcivescovo emerito di Madrid. Presidente della Conferenza episcopale spagnola dal 1999 al 2005 e dal 2008 al 2014.