Un po' contrariato, alle soglie delle vacanze estive, un buon amico mi ha mandato un messaggio sul cellulare con una delle notizie del giorno: "Il PSOE propone di rivedere gli accordi con il Vaticano e di garantire la 'libertà religiosa'". Ho dovuto costringermi a cercare la data della notizia, perché per un attimo mi sono sentito trasportato indietro di molti anni... E il fatto è che quando i governi socialisti non hanno niente di meglio da fare, lanciano due "razzi da fiera" contro l'opinione pubblica: la revisione (soppressione) del Concordato con la Chiesa cattolica (leggi, il blocco di Accordi del 1976-1979) e l'abrogazione-sostituzione della Legge Organica sulla Libertà Religiosa del 1980.
Per quanto riguarda il "concordato" (leggi: gli accordi), esso può essere soggetto a revisione quando entrambe le parti lo ritengono necessario. Spetta alle parti concordanti stabilire se sia giunto il momento della revisione. È giunto questo momento? Sembra che per il governo sia così. O meglio, è arrivato il momento in cui non ha niente di meglio da fare. Se la Chiesa la pensa allo stesso modo, sembra che la gerarchia spagnola voglia costruire ponti e garantire che quanto concordato venga rispettato - che venga pienamente rispettato.
Per quanto riguarda una nuova legge organica sulla libertà religiosa, ciò che mi sorprende è che i governi socialisti ce l'abbiano con questo diritto fondamentale. Perché non si preoccupano della revisione di altre leggi organiche sui diritti fondamentali. L'ossessione per la libertà religiosa è diventata stancante, come una sorta di clericalismo al contrario. Vale la pena che il governo si lanci di nuovo in una battaglia? Non credo. E non tanto perché sia o non sia necessario, perché sia un requisito di non discriminazione o meno, perché la libertà religiosa deve cedere il passo a un diritto estendibile a credenti e non credenti... Ma perché, se aprirà il melone, dovrà determinare una volta per tutte il contenuto e la portata dell'obiezione di coscienza. E la Corte costituzionale non ha nemmeno osato farlo.
È un peccato che la politica religiosa del governo sia ancora ancorata al secolo scorso. Che non ha convocato la Commissione consultiva per la libertà religiosa (o le principali confessioni religiose in Spagna) per coordinare gli sforzi e le volontà nella lotta e nel superamento (morale ed economico) della pandemia. Che continua a immaginare un importante attore sociale come il nemico da sconfiggere. Si perde tempo, si perdono risorse, si perdono alleati. E come per i fuochi d'artificio, alla fine si tratta solo di rumore e poco più.