C'è un modo concreto per capire quanto intensamente la Chiesa promuova e difenda la pace nel mondo: basta contare tutti gli uomini e le donne che, in ogni continente, rischiano la vita per diffondere i valori di fratellanza umana insegnati dal Vangelo. Sarebbe troppo lungo raccontare qui le storie degli ultimi quindici anni, ma due di esse, emblematiche, possono aiutare a far luce sul grande impegno dei cattolici per portare la pace ai popoli e alle nazioni.
La prima storia viene da Haiti, nazione caraibica ormai nel caos più totale e alle prese con la feroce violenza delle bande armate che affliggono il Paese e ne aggravano la già grande povertà. In questo contesto, mons. Pierre André Dumas, vescovo della diocesi di Anse-à-Veau-Miragoâne, ha sempre cercato di far dialogare le varie fazioni in guerra, organizzando incontri con i leader delle varie bande armate con l'obiettivo di raggiungere la pace. Alla fine di febbraio, si trovava nella capitale haitiana, Port-au-Prince, per uno di questi incontri quando un attentato ha interrotto i suoi sogni: ora, ferito, lotta tra la vita e la morte.
Un'altra storia arriva dal Sudan, un Paese africano dilaniato da un sanguinoso conflitto civile. Qui c'è una suora, la comboniana Suor Elena Balatti, che ogni giorno raccoglie al confine con il Sud Sudan centinaia di rifugiati che, a causa della guerra, vogliono mettersi in salvo. Suor Elena, ogni volta rischiando la propria vita, li mette su una barca e li porta in salvo. Tra questi uomini e donne, sudanesi e sud sudanesi, Suor Elena cerca di riaccendere la comprensione e la pace.
Un impegno globale che unisce non solo monsignor Dumas e suor Elena, ma anche molti cattolici di cui forse non si hanno più notizie.