I recenti eventi in Afghanistan sono un'ulteriore dimostrazione del mondo che stiamo costruendo. La società occidentale si vanta del suo stato di diritto globale e del suo impegno per i diritti umani, che si è concretizzato negli accordi di Bonn del 2001, firmati dagli Stati occidentali con l'impegno di creare un nuovo Afghanistan basato su queste premesse. Tuttavia, i risultati sono stati contrastanti.
Dopo il crollo del governo afghano di ricostruzione e in assenza di una strategia di ritiro, la cosa più importante per la comunità internazionale nei prossimi giorni è garantire la sicurezza della popolazione afghana, soprattutto di coloro che, per professione, vocazione o situazione, sono più vulnerabili al nuovo governo talebano. La Spagna si è posta come esempio di efficacia nella gestione dell'evacuazione di queste persone. Il coordinamento dei nostri diplomatici e militari nel lavoro di partenza e arrivo nel nostro Paese, con l'allestimento di alloggi nelle basi di Torrejón, Morón e Rota, è stato encomiabile e potrebbe segnare una svolta nella nostra politica estera, dimostrando la grande capacità e preparazione degli alti funzionari dello Stato spagnolo nelle situazioni di crisi e nelle relazioni internazionali del XXI secolo.
Tuttavia, l'evacuazione è solo il punto di partenza, perché ora dobbiamo occuparci dell'accoglienza di queste persone in Spagna e in diversi Paesi dell'Unione Europea. La Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati e il suo Protocollo del 1978 definiscono il rifugiato all'articolo 1 come una persona che "con il fondato timore di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova al di fuori del Paese di cui ha la cittadinanza e non può o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di tale Paese; o che, non avendo una cittadinanza e trovandosi al di fuori del Paese in cui aveva precedentemente la residenza abituale a seguito di tali eventi, non può o, a causa di tale timore, non vuole farvi ritorno".. Ciò implica che una volta che la popolazione afghana è resa sicura nei Paesi partecipanti all'ISAF (International Security Assistance Force of Afghanistan) e nei loro alleati, deve richiedere lo status di rifugiato o di asilo in conformità con le rispettive normative nazionali del Paese ospitante.
L'arrivo degli afghani nelle basi spagnole segnerà quindi solo l'inizio della loro nuova vita. Ora, dovranno determinare il Paese di accoglienza definitivo, affrontare le procedure normative che li riconoscono come rifugiati, l'accettazione sociale e politica in questi Paesi e l'adattamento a una nuova vita, con l'incertezza di non sapere quando potranno tornare a casa.
Negli Stati Uniti e in alcuni Stati europei sono già emerse voci poco favorevoli all'accoglienza della popolazione afghana, sia per motivi economici, sociali e politici, sia per il timore che tra gli afghani evacuati vi siano terroristi che potrebbero introdurre cellule in Occidente. I politici sono spesso i primi a esprimere queste riserve, soprattutto per paura e per scopi elettorali a breve termine. Questi timori possono essere contrastati se si mette in atto una buona strategia di accoglienza e adattamento. A tal fine, la mobilitazione e l'impegno della società civile sono fondamentali per garantire un'accoglienza reale ed efficace. È essenziale sensibilizzare sia la società di accoglienza che quella ospitante per favorire l'adattamento di entrambe in circostanze eccezionali.
In Spagna, la legge 12/2009 del 30 ottobre, che regola il diritto di asilo e la protezione sussidiaria, stabilisce le procedure, i requisiti e i diritti dei rifugiati in Spagna in conformità con la Convenzione di Ginevra. Il lavoro di organizzazioni come l'UNHCR, la Caritas, Pueblos Unidos e la Commissione spagnola per l'aiuto ai rifugiati (CEAR), tra le altre, è impressionante e fondamentale per accompagnare gli afghani che arrivano in Spagna e per garantire che ottengano lo status di rifugiato e si adattino ai Paesi ospitanti. L'Unione europea ha ancora una volta l'opportunità di dare l'esempio come garante e difensore dei diritti umani, con il compito pressante di organizzare l'accoglienza di questa popolazione afghana e di stabilire una strategia internazionale concreta ed efficace basata sui diritti umani.
L'attuale situazione in Afghanistan dimostra che ogni volta che si verifica una catastrofe umanitaria in qualsiasi luogo, gli Stati agiscono secondo i loro interessi e i politici e la società rispondono con migliaia di reazioni in rete, desiderosi di raccogliere molti soldi. "mi piace". Questa tendenza individualistica e istantanea della società fa sì che la risposta a una situazione critica spesso non sia adeguata ai bisogni reali, a causa della mancanza di visione collettiva e di trasversalità. È tempo di credere che ogni società si arricchisce mettendosi al servizio degli altri e che l'azione collettiva, abbattendo la diffidenza, è il miglior investimento per garantire la difesa dei diritti umani.
Insegnante di ddiritto internazionale ps pubblico Università Villanueva