Vangelo

Chi aspettiamo? Terza domenica di Avvento (A)

Vitus Ntube ci commenta le letture della terza domenica di Avvento (A) corrispondente al 14 dicembre 2025.

Vitus Ntube-11 dicembre 2025-Tempo di lettura: 3 minuti

Mentre avanziamo in questo tempo di Avvento, la liturgia di oggi ci porta a porci una domanda importante: chi stiamo aspettando? Qual è l'identità di questo “chi”? A quale tipo di incontro ci stiamo preparando in questo Avvento? Lo stesso Giovanni Battista dà voce a questa domanda nel Vangelo di oggi: ”Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”.

Porre l'accento sul “chi”, in primo luogo, ci ricorda che stiamo aspettando qualcuno e non semplicemente qualcosa. Non stiamo aspettando un sentimento, una cosa, una sensazione, un'idea, una soluzione, un pacco di Amazon, ma piuttosto qualcuno, un evento che ci mette in contatto con una persona. L'Avvento ci prepara a questo. Il cristianesimo è un incontro con una persona. Ci vengono in mente le parole di Papa Benedetto XVI: “Non si diventa cristiani per una decisione etica o per una grande idea, ma per l'incontro con un evento, con una Persona, che dà un nuovo orizzonte alla vita e, con esso, un orientamento decisivo”.

Questo è il cuore dell'Avvento: Dio stesso viene. Il profeta Isaia lo annuncia: ”Dite ai turbati: Siate forti, non temete. Ecco il vostro Dio! Arriva la vendetta, la punizione di Dio. Egli viene di persona e vi salverà”.

Oggi la Chiesa celebra il Domenica Gaudete, la domenica della gioia. Ci rallegriamo perché Dio viene, Dio è vicino. La grandezza di questa gioia si manifesta nella descrizione della profezia di Isaia. Egli usa molte metafore per descrivere l'esultanza e la gioia del creato: il deserto e la terra arida esulteranno e canteranno canti di gioia perché vedranno la gloria di Dio. Queste metafore mostrano l'immensità della gioia per l'arrivo di Dio. Questi elementi del creato non possono letteralmente rallegrarsi perché non hanno un'anima, ma il profeta esagera il linguaggio per aiutarci a comprendere la gioia che dovrebbe riempire i nostri cuori davanti all'arrivo di Dio. Se loro sono chiamati a esprimere tali sentimenti, quanto più noi dovremmo rallegrarci per la vicinanza di Cristo!

Ciò che Isaia aveva annunciato si è avverato con la venuta di Cristo. La risposta che Egli ha dato ai discepoli di Giovanni Battista comunica questa gioia: i ciechi vedono, i sordi odono e gli zoppi camminano. Ci rallegriamo perché Cristo viene a salvarci e a liberarci. La Chiesa ci incoraggia a non perdere di vista questa verità. Giovanni Battista, dalla prigione, non poteva vedere, ma solo ascoltare le opere di Cristo, e aveva bisogno di essere rassicurato.

Il dubbio sull'identità di Cristo espresso dal Battista è piuttosto una questione di discernimento. Come Giovanni in prigione, a volte possiamo chiederci: è davvero questo il Cristo che stiamo aspettando? O dovremmo cercarne un altro? La domanda di Giovanni non è solo un dubbio, è discernimento. Che tipo di Salvatore stiamo aspettando? Quale Cristo aspettiamo? O dovremmo cercarne un altro? Vogliamo un Cristo a nostra immagine, che risolva i problemi a modo nostro, secondo i nostri tempi? O gli permettiamo di essere il Salvatore che ci sorprende, che ci salva secondo la sapienza di Dio e non la nostra? Dobbiamo imparare ad ascoltare e a vedere di nuovo.

L'Avvento ci invita ad avvicinarci a Cristo che già si è avvicinato a noi. A vedere come vede Lui. Ad imparare la pazienza e il discernimento. A rallegrarci non per ciò che immaginiamo che Dio dovrebbe fare, ma per ciò che sta già facendo in mezzo a noi. Quindi oggi ci chiediamo nuovamente: chi aspettiamo in questo Avvento?

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