Ecologia integrale

Laudato si'. Un testo "profetico" per combattere il cambiamento climatico

Sebbene la questione del cambiamento climatico possa sembrare lontana dalla fede, il Papa ci ricorda che essa è al centro della fede, nella misura in cui ci incoraggia a prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle, ma anche a prenderci cura del Creato, seguendo il mandato originale della Genesi.

Emilio Chuvieco-5 ottobre 2023-Tempo di lettura: 5 minuti
laudato si'

Nel linguaggio colloquiale, essere un profeta implica, in un certo senso, prevedere il futuro, ma non era questa la missione principale dei profeti che troviamo nell'Antico Testamento. Essi cercavano di ricordare al popolo d'Israele i comandi di Yahweh, che avevano abbandonato seguendo le illusioni di una vita più comoda. Per questo i profeti erano quasi sempre scomodi, perché noi esseri umani preferiamo spesso nascondere la nostra deriva nello scetticismo o nell'indolenza.

In questo senso, Laudato si' è un testo profetico. Non perché Papa Francesco stia prevedendo meglio dei climatologi ciò che può accadere se restiamo inattivi di fronte al cambiamento climatico, ma perché ci sta ricordando una verità che non vogliamo affrontare: meglio nascondere la testa sotto terra, scaricare le responsabilità su chi verrà dopo di noi e continuare a vivere come se nulla fosse.

Questa nuova esortazione apostolica di Papa Francesco richiama la sostanza del messaggio che ci ha inviato otto anni fa con l'enciclica Laudato si'. Ora si concentra maggiormente sulla questione climatica, nella speranza di spronare la prossima riunione del trattato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC), che si terrà a Dubai il prossimo novembre, ad adottare le misure richieste dalla gravità del problema.

I poveri sono i più colpiti dai cambiamenti climatici

"Per quanto si cerchi di negare, nascondere, dissimulare o relativizzare, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti", dice il Papa. Non ha senso continuare a negare l'evidenza che il cambiamento climatico è alla base di molte delle anomalie che abbiamo osservato nell'ultimo decennio. Non ci sono dubbi scientifici sull'aumento delle temperature globali, né sugli impatti che sta avendo sul sistema terrestre; né sull'aumento delle emissioni di gas serra (GHG), né sul ruolo di primo piano che queste emissioni stanno giocando in questo riscaldamento.

Papa Francesco fornisce una sintesi scientifica della questione, in termini ragionevoli, anche se sorprendenti, in un documento del Vaticano, che raramente è stato supportato da citazioni scientifiche. È un bene che lo faccia, perché il cambiamento climatico è un problema scientifico.

È ridicolo continuare a insistere sul fatto che sia il risultato di una particolare lobby o posizione ideologica (non c'è nessuna Agenzia meteorologica o Accademia delle Scienze che neghi le basi scientifiche del cambiamento climatico).

A prescindere da chi lo promuove o da chi ne trae vantaggio, si tratta di un problema scientifico che è ormai abbastanza maturo da permettere di prendere decisioni molto più ambiziose per mitigarlo. Non nego che ci siano scienziati - alcuni dei quali prestigiosi - che continuano a negare l'evidenza che molti di noi osservano.

Vale forse la pena di ricordare il ruolo che alcuni scienziati - anche prestigiosi - hanno avuto negli anni '70 nel seminare dubbi sull'impatto del tabacco sulla salute, o negli anni '80 sui gas che intaccavano lo strato di ozono. Diversi studi hanno dimostrato che molte morti premature ed enormi costi sanitari e lavorativi sarebbero stati risparmiati se fossero state adottate le misure restrittive sul tabacco che oggi tutti consideriamo ragionevoli (a questo proposito, ci sono molteplici dati in questo rapporto del governo statunitense: US Department of Health Human Services (2014). Le conseguenze del fumo sulla salute - 50 anni di progressi: un rapporto del chirurgo generale).

Tornando al testo di Papa Francesco, sulla falsariga della Laudato si', egli insiste sull'importanza di collegare i problemi ambientali e sociali. Sono i poveri del mondo i più colpiti dai cambiamenti climatici e sono i più ricchi del mondo i principali responsabili del loro verificarsi. O forse sarebbe meglio dire che lo siamo noi, visto che i Paesi sviluppati sono stati i principali emettitori storici, e vale la pena ricordare che la CO2 è presente nell'atmosfera da diversi decenni.

Anche noi dobbiamo essere i primi a prendere misure più ambiziose per contenere l'impatto del riscaldamento globale, evitando conseguenze che potrebbero essere catastrofiche per l'abitabilità del pianeta. Sempre in linea con l'enciclica, il nuovo testo di Francesco insiste nel collegare la mancanza di decisioni efficaci per mitigare i cambiamenti climatici alla nostra tendenza ad affidare tutto allo sviluppo tecnologico, mantenendo un atteggiamento altezzoso, come se il pianeta fosse un deposito di risorse che ci appartengono, come se non avessimo alcun rapporto con le altre creature.

Il Papa non dimentica di accennare alla questione demografica, generalmente controversa, sia tra i sostenitori che tra gli oppositori delle tematiche ambientali: "Nel tentativo di semplificare la realtà, non mancano coloro che incolpano i poveri perché fanno molti figli e cercano addirittura di risolvere la questione mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati. Come sempre, sembra che la colpa sia dei poveri".

La responsabilità non è di questi Paesi, ovviamente, ma di quelli che hanno tassi di consumo impossibili da generalizzare. Dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere, verso stili di vita più semplici e meno consumistici, pur mantenendo condizioni di vita ragionevoli". Il Papa ricorda l'enorme diversità dei tassi di emissione di gas serra, non solo tra i Paesi più poveri e quelli più industrializzati, ma anche tra di loro, con Stati che hanno la metà delle emissioni dei Paesi più poveri. pro capite (Europa) rispetto ad altri con un indice di sviluppo umano uguale o peggiore (Russia o Stati Uniti).

Lezioni dalla pandemia

La crisi di Covid-19 ci ha insegnato che possiamo affrontare sfide globali, ma che è necessaria una collaborazione internazionale per adottare misure che abbiano un impatto globale. I vertici sul clima possono ora essere uno strumento chiave per ridurre significativamente le emissioni, anche se finora gli accordi sono stati poco ambiziosi e spesso non vincolanti.

La pandemia ci ha anche mostrato che dipendiamo da ecosistemi sani, che non siamo soli su questo pianeta e che le altre creature dovrebbero essere "compagni di viaggio" piuttosto che "diventare nostre vittime". Dobbiamo convincerci che prendersi cura della propria casa è la più ovvia delle decisioni: non ne abbiamo altre e ci sono molti esseri umani e non umani che dipendono da essa.

Ringraziare e prendersi cura del creato come un dono

Inoltre, come credenti, dovremmo ammirare ed essere grati per il Creato che abbiamo ricevuto in dono, per prendercene cura in modo responsabile e per trasmetterlo alle generazioni future, anche rimediando ai danni che gli abbiamo già arrecato.

La Chiesa non può e non vuole voltarsi dall'altra parte su una questione di impatto planetario. Insieme ad altre grandi tradizioni religiose, che il Papa richiama anche in questo testo, ci ricorda che la cura dell'ambiente è cura delle persone che lo abitano, perché tutto è collegato. "Ai fedeli cattolici non voglio far mancare il ricordo delle motivazioni che scaturiscono dalla loro stessa fede. Incoraggio i fratelli e le sorelle di altre religioni a fare lo stesso, perché sappiamo che la fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma tutta la vita, trasfigura i propri obiettivi, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato.

E a coloro che sono ancora scettici o ignoranti, il Papa ricorda che non ha senso rimandare ulteriormente le decisioni.

Come i profeti dell'Antico Testamento, Papa Francesco bussa alla porta della nostra coscienza per uscire da quelle posizioni che nascondono forse l'indifferenza o l'egoismo per non cambiare: "Poniamo fine una volta per tutte all'irresponsabile presa in giro che presenta questo problema come qualcosa di solo ambientale, "verde", romantico, spesso ridicolizzato dagli interessi economici. Accettiamo finalmente che si tratta di un problema umano e sociale in una vasta gamma di sensi.

Non è la prima volta che un Papa contemporaneo esercita questa funzione profetica. Lo aveva già fatto San Paolo VI con la Humanae vitaeLe note conseguenze del mancato ascolto del suo messaggio sono oggi tristemente evidenti; come fece San Giovanni Paolo II, denunciando l'invasione dell'Iraq che si è conclusa con il crollo di un Paese in cui musulmani e cristiani convivevano in ragionevole pace, e che ora è praticamente scomparso, emigrando - volontariamente o forzatamente - in altre terre.

Ora Papa Francesco lo fa con un tema che ad alcuni può sembrare lontano dalla fede, ma che ne costituisce il cuore, nella misura in cui ci incoraggia a prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle, ma anche a custodire il Creato, seguendo il mandato originario della Genesi (2,15), ammirandone la bellezza, perché se "il mondo canta di un Amore infinito, come possiamo non averne cura?".

L'autoreEmilio Chuvieco

Professore di geografia presso l'Università di Alcalá.

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