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Tito Brandsma, il secondo patrono dei giornalisti cattolici?

Un gruppo di giornalisti chiede a Papa Francesco di nominare il carmelitano olandese patrono dei giornalisti, aggiungendolo a san Francesco di Sales. Per loro, Brandsma ha incarnato i valori di un giornalismo di pace, inteso come servizio alla persona.

Maria José Atienza-8 settembre 2022-Tempo di lettura: 2 minuti
Tito Brandsma

Testo originale dell'articolo in inglese qui

Anton de Wit (direttore del settimanale Katholiek Nieuwsblad, Paesi Bassi), Wilfred Kemp (responsabile dei programmi radiofonici e televisivi cattolici per l'emittente pubblica olandese) ed Emmanuel van Lierde (direttore del settimanale Tertio, Belgio) e Hendro Munsterman (Nederlands Dagblad) sono promotori di una lettera a Papa Francesco in cui chiedono al pontefice di dire Tito Brandsma
patrono dei comunicatori cattolici, aggiungendolo all'attuale patronato di San Francesco di Sales.

Questa petizione, a cui i promotori invitano altri professionisti cattolici dei media ad aderire, è già stata sostenuta da numerosi professionisti della comunicazione di varie nazionalità.

A conoscitore del giornalismo di oggi

Nella lettera di petizione a Papa Francesco, i giornalisti descrivono l'importanza della figura di Tito
Brandsma "per la comunità cattolica dei Paesi Bassi" e sottolineano il lavoro giornalistico. Brandsma "è stato direttore di un quotidiano, si è dedicato alla modernizzazione e alla professionalizzazione della stampa quotidiana cattolica nei Paesi Bassi, e ha lavorato per migliorare le condizioni di lavoro e la qualità del lavoro.
l'inventore della formazione professionale dei giornalisti.

Tito Brandsma ha sviluppato il suo lavoro nel contesto dell'ascesa del fascismo e del nazismo in Europa. Con parole e fatti si è opposto al linguaggio dell'odio e della divisione che era comune all'epoca. A suo avviso, quelle che oggi chiamiamo "fake news" non meritavano un posto nella stampa cattolica; e dall'episcopato si rifiutò di vietare la propaganda nazi-socialista nei giornali cattolici".

I firmatari ricordano anche che quest'opera fu la causa del martirio della carmelitana i cui scritti divennero un punto di riferimento per la resistenza morale e culturale del popolo olandese. In questo senso, inoltre, Brandsma è riconosciuto come "un professionista e un avvocato di notevole levatura". Egli è stato un uomo che ha condiviso la più profonda missione del giornalismo nei tempi moderni: la
ricerca della verità e della veridicità, la promozione della pace e il dialogo tra i popoli".

I firmatari di questa lettera aggiungono che Tito Brandsma era un giornalista nel senso moderno del termine. Il suo patrocinio, insieme a quello di San Francesco di Sales, contribuisce alla conoscenza del giornalismo di oggi, con la dedica della sua vita "alla libera stampa per la difesa dei valori umani contro ogni terrore".

La morte a Dachau

Tito Brandsma fu arrestato dalle forze di occupazione all'inizio del 1942 e internato nel campo di concentramento di Dachau. Un diario e diverse lettere inviate ai superiori, alla famiglia e agli amici raccontano i suoi giorni nel campo. In queste lettere descrive le condizioni della sua cella e i maltrattamenti subiti, ma non esprime mai tristezza. Il 26 luglio dello stesso anno Brandsma fu giustiziato con un'iniezione letale.

Lo stesso giorno, i vescovi olandesi hanno fatto leggere in tutte le chiese la loro coraggiosa protesta contro la deportazione degli ebrei.

Il carmelitano olandese sarà canonizzato il 15 maggio insieme ad altri nove beati come Charles de Foucault, la francese Marie Rivier o Maria di Gesù, fondatrice del Cuore Immacolato di Maria di Lourdes.

L'esito della petizione, messa sul tavolo da questo gruppo di giornalisti, tuttora non si conosce.

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