Il Vaticano, le istituzioni ecclesiastiche come la Caritas e molte altre, con Papa Francesco in testa, abituate all'inclemenza e alla guerra, sono state e continuano ad essere molto attente alla dura situazione della Comunità Valenciana, causata da una goccia fredda o da una Dana, che ha portato via centinaia di persone, le loro case, i loro beni e le loro proprietà, lasciando tante famiglie sofferenti e rovinate.
Oggi all'Angelus, il Romano Pontefice ha dedicato l'ultima parte dell'Angelus a chiedere che "le armi tacciano, che i colloqui vadano avanti" (per la pace), che "si preghi per i martiri dell'Ucraina, della Palestina, di Israele, di Myanmar, del Sud Sudan", e che "si continui a pregare per Valencia, e per gli altri popoli della Spagna che soffrono tanto in questi giorni". Cosa sto facendo per la gente di Valencia? Prego, offro qualcosa? Pensate a queste domande", ha detto il Santo Padre.
Videomessaggio, conversazioni con l'arcivescovo: la vicinanza
La notte del 29 ottobre e le prime ore del 30 hanno segnato la vita e la morte di centinaia di spagnoli, vittime della Dana. Il Romano Pontefice ha inviato un videomessaggio e ha parlato telefonicamente con l'arcivescovo di Valencia, monsignor Enrique Benavent, nel quale ha ribadito il suo "....prossimità alla popolazione di Valencia".
Il venerdì di Ognissanti, il 1° ottobre, alla preghiera All'Angelus, il Papa ha pregato "per i defunti e i loro cari e per tutte le famiglie. Il Signore sostenga coloro che soffrono e coloro che li aiutano. La nostra vicinanza alla popolazione di Valencia.
Allo stesso tempo, migliaia di volontari si sono mossi per aiutare, come mostrano le immagini, da molte parti della Spagna e anche dalla vicina Francia.
Il Beato Carlo Acutis, il nostro "sì".
Poco prima di recitare la preghiera mariana del AngelusNel suo discorso, il Papa aveva sottolineato che "oggi, solennità di Tutti i Santi, nel Vangelo Gesù proclama le Beatitudini, documento di identità del cristiano e cammino di santità (cfr. Esortazione apostolica Gaudete et exsultate, 63)".
"Ci mostra una via, la via dell'amore, che lui stesso ha percorso per primo facendosi uomo, e che per noi è sia un dono di Dio che la nostra risposta". E poi, dopo aver citato il beato Carlo Acutis, Francesco ha detto che "questo ci porta al secondo punto: la nostra risposta".
"In effetti, il Padre celeste ci offre la sua santità, ma non ce la impone. La semina in noi, ce la fa gustare e vedere la sua bellezza, ma poi aspetta e rispetta il nostro "sì". Ci lascia la libertà di seguire le sue buone ispirazioni, di lasciarci coinvolgere nei suoi progetti, di fare nostri i suoi sentimenti (cfr. Dilexit nos, 179), mettendoci, come ci ha insegnato, al servizio degli altri, con una carità sempre più universale, aperta e rivolta a tutti, al mondo intero".
San Massimiliano Kolbe, Santa Teresa di Calcutta, San Oscar Romero...
Questo servizio lo vediamo nella vita dei santi, ha aggiunto il Papa. "Pensiamo, ad esempio, a san Massimiliano Kolbe, che ad Auschwitz chiese di prendere il posto di un padre di famiglia condannato a morte; o a santa Teresa di Calcutta, che spese la sua vita al servizio dei più poveri tra i poveri; o al vescovo Oscar Romero, ucciso sull'altare per aver difeso i diritti degli ultimi contro i soprusi dei delinquenti.
"In loro, come in tanti altri santi - quelli che veneriamo sugli altari e quelli "della porta accanto", con cui viviamo ogni giorno - riconosciamo fratelli e sorelle modellati sulle Beatitudini: poveri, miti, misericordiosi, affamati e assetati di giustizia, operatori di pace. Sono persone "piene di Dio", incapaci di rimanere indifferenti alle necessità del prossimo; testimoni di percorsi luminosi, possibili anche per noi".
E poi le domande: "Chiedo a Dio, nella preghiera, il dono di una vita santa? Mi lascio guidare dagli impulsi buoni che il suo Spirito suscita in me? E mi impegno personalmente a praticare le beatitudini del Vangelo negli ambienti in cui vivo? Che Maria, Regina di tutti Santici aiuti a fare della nostra vita un cammino di santità".
Deceduti, preghiera per i bambini non nati
Questo sabato, il Papa ha celebrato la liturgia del 2 novembre in commemorazione del deceduto al Cimitero Laurenziano di Roma. Prima si è fermato nel Giardino degli Angeli, un'area dedicata alla sepoltura dei bambini che non hanno visto la luce, dove ha pregato davanti alle lapidi circondate da giochi e statuine e ha salutato un padre che ha perso la figlia. La Messa non ha avuto un'omelia, ma un momento di meditazione e preghiera.
Angelus: "la fonte di tutto è l'amore".
Nel Vangelo di questo Domenica XXXI del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta una delle tante discussioni che Gesù ebbe nel Tempio di Gerusalemme. Uno degli scribi si avvicina a lui e gli chiede quale sia il primo di tutti i comandamenti, ha spiegato il Papa all'inizio del suo discorso prima della recita della Angelus.
"Gesù risponde mettendo insieme due parole fondamentali della legge mosaica: 'Amerai il Signore tuo Dio e amerai il tuo prossimo'". La domanda è essenziale anche per noi, per la nostra vita e per il nostro cammino di fede: dove posso trovare il centro della mia vita", ha continuato Francesco.
Riconoscere la presenza del Signore negli altri
"Gesù ci dà la risposta unendo due comandamenti che sono quelli principali: amerai il Signore tuo Dio e amerai il tuo prossimo. Questo è il cuore (...) Gesù ci dice che la fonte di tutto è l'amore, che non dobbiamo mai separare Dio dall'uomo. Tutto deve essere fatto con amore. Il Signore ci chiederà prima di tutto dell'amore".
"Facciamo il nostro esame di coscienza quotidiano e chiediamoci: l'amore per Dio e per il prossimo è al centro della mia vita? Riconosco la presenza del Signore nel volto degli altri? La Vergine Maria, che ha portato la legge di Dio impressa nel suo cuore immacolato, ci aiuti ad amare Dio e i nostri fratelli", ha concluso il Papa prima di recitare l'Angelus con i romani e i pellegrini in Piazza San Pietro.