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Per rivivere l'ardore dell'epoca del Concilio, a sessant'anni dall'evento

Stiamo celebrando un nuovo anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II, il cui impulso evangelizzatore ispira il processo sinodale in cui si trova la Chiesa universale.

Giovanni Tridente-17 ottobre 2022-Tempo di lettura: 4 minuti

Testo originale dell'articolo in inglese qui

Papa Francesco celebrerà una Santa Messa l'11 ottobre, memoria liturgica di San Giovanni XXIII, nel 60° anniversario dell'inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II. Sarà senza dubbio l'occasione per rinnovare l'impulso al rinnovamento della Chiesa, giunto solo pochi decenni fa grazie alla volontà di un Pontefice lungimirante, che non ha avuto timore di lanciare una mobilitazione generale che all'epoca poteva solo sembrare rivoluzionaria: Giovanni XXIII.

È un po' lo stesso dinamismo riformatore che anche Papa Francesco ha impresso alla Chiesa al termine della sua elezione, anche se alimentato dalle richieste che sono state fatte prima del voto in Cappella Sistina dalle congregazioni generali dei cardinali.

Fin dalla sua apparizione nella loggia di piazza San Pietro, la missione del Papa "venuto quasi dalla fine del mondo" si è avvalsa di tanti piccoli tasselli che hanno assegnato il ruolo principale di ogni battezzato, la gioia dell'evangelizzazione, l'attenzione agli ultimi, il dialogo interreligioso, la denuncia delle tante contraddizioni del nostro tempo e la convocazione dell'intera comunità ecclesiale in uno stato "sinodale" permanente.

Innestato sulle radici del passato

Francesco ha sempre detto che non è importante "occupare spazi" ma "far avanzare processi", un po' come la dinamica che ha caratterizzato i lavori del Concilio Vaticano II per tre anni. Non tutti i processi che sono stati portati a termine sono stati completati, anzi, dopo 60 anni, probabilmente ci sono diverse cose che possono essere viste ancora oggi come all'avanguardia, se vengono interpretate nella giusta luce e con il giusto discernimento.

La celebrazione del 60° anniversario dell'inizio del cammino conciliare permetterà probabilmente al Papa di assimilare l'ardore di allora e di rivivere la solitudine di quell'apertura conciliare, che fu senza dubbio segno di una vitalità ancora presente e in linea con la storia precedente,

Nessuna iniziativa conciliare nella Chiesa ha mai cercato di cancellare il passato, ma si è sempre basata su quelle solide radici che hanno permesso a Cristo di continuare a essere presente nei secoli.

Lo stesso Giovanni XXIII lo affermava l'11 ottobre 1962: "Dopo quasi venti secoli, le situazioni e i problemi più gravi dell'umanità non sono cambiati, perché Cristo occupa sempre la posizione centrale nella storia e nella vita. Gli uomini o adorano lui e la sua Chiesa, e allora godono della luce, del bene, del buon ordine e della bontà della pace; oppure vivono senza di lui o lo combattono e restano deliberatamente fuori dalla Chiesa, e allora c'è confusione tra loro, i rapporti reciproci diventano difficili, fino al pericolo di guerre sanguinose".Quanta lungimiranza in quelle parole, quanta verità e quanta corrispondenza con lo stesso tumulto che stiamo vivendo oggi, guerre sanguinose comprese. Sicuramente si vorrà tornare con la mente e il cuore a quell'unità di intenti che è ancora viva sessant'anni dopo. C'è un altro aspetto che oggi rallegra la lettura del discorso di apertura del Concilio, ed è quello dei tanti "annunciatori del destino" che "nelle condizioni attuali della società umana" vedono solo "scogli e problemi", comportandosi "come se non avessero nulla da impartire dalla storia".

In uno stato di perpetua missione 

Ma, come ha già detto Papa Roncalli, dobbiamo riscoprire".i misteriosi disegni della Divina Provvidenza"Come ha detto oggi Papa Francesco, per discernere ciò che lo Spirito Santo vuole comunicarci per il bene nostro e della Chiesa.

È un po' quello che stiamo cercando di fare da tempo attraverso lo strumento del Sinodo dei Vescovi, che tra l'altro è un frutto concreto del Concilio Vaticano II, e che l'attuale Pontefice considera fondamentali e indispensabili per disegnare una Chiesa e una comunità di fede in perenne stato di missione e che sappia diffondere con fecondità la luce e la bellezza del Vangelo, mostrando e testimoniando la presenza viva del Signore Gesù Cristo. E allora vedremo il Giubileo della Speranza ....

Due nuovi santi per la Chiesa di oggi

Come annunciato nell'ultimo Concistoro di agosto, il 9 ottobre in Piazza San Pietro, Papa Francesco canonizzerà due figure nate nel XVIII secolo, che si occupano delle periferie essenziali di quel tempo e che, a dire il vero, non sono mai state dimenticate nella vita dell'umanità. Sono due italiani, Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti.
Il primo era un sacerdote di Piacenza e fondatore delle Congregazioni dei Missionari e degli Scalabriniani, i Missionari di San Carlo, con la missione di servire gli emigranti.
È stato lo stesso Papa Francesco ad autorizzare lo scorso maggio la dispensa del secondo miracolo per la sua canonizzazione.

Il suo lavoro pastorale è stato giudicato da molti come un "buon esempio".profezia di una Chiesa vicina alle persone e ai loro problemi concreti". Ci sono tracce indelebili del fatto che il suo ministero episcopale, visto a diretto contatto con la gente, ha effettivamente lasciato un segno nei suoi fedeli. Tra le altre cose, riformò la vita diocesana, si applicò al suo servizio sacerdotale con costante sollecitudine per l'insegnamento della dottrina cristiana e per le opere di carità verso i più bisognosi.

L'impulso a servire gli emigranti è arrivato quando, alla fine del secolo, si è capito che quasi 9 milioni di italiani avevano lasciato il Paese per il Brasile, l'Argentina e poi gli Stati Uniti. Ma la loro richiesta per questi rifugiati non era solo materiale, ma anche pastorale: ritenevano, infatti, che molti emigranti avessero perso la fede a causa del loro background culturale. Da lì è nata l'idea della Congregazione Missionaria, che oggi conta tre istituzioni: la religiosa, la religiosa e la secolare.

Compassione e misericordia

Il secondo a diventare santo è stato Artemide Zatti, un salesiano coadiutore che ha lavorato soprattutto per i malati in Argentina, emigrato con i genitori dall'Emilia Romagna. Voleva diventare sacerdote, ma passò a fare l'infermiere e si associò alle sofferenze dei suoi contadini, riuscendo a combattere anche la tubercolosi, per poi salvarsi grazie all'intercessione di Maria Ausiliatrice. 

Pierluigi Cameroni, postulatore generale dei Salesiani, è stato spesso descritto come "un uomo di successo".Un segno vivente della compassione e della misericordia di Dio per i malvagi."E anche la sua vocazione di coadiutore salesiano lo ha pienamente caratterizzato: pur avendo professato i voti di povertà, castità e obbedienza come religioso, condividendo anche la vita comunitaria. è rimasto laico a tutti gli effetti 

"La sua grandezza non è stata nell'accogliere, ma nello scegliere il progetto che Dio aveva su di lui" - ha proseguito il richiedente - ".e nella radicalità evangelica con cui si è lanciato alla sequela di Cristo nello spirito di Don Bosco, cioè senza mai perdere la gioia e l'allegria che nasce dall'incontro con il Signore.Nel Concistoro con cui ha annunciato la canonizzazione, Papa Francesco li ha definiti "...".esempi di vita e santità cristiana", per proporli a tutta la Chiesa".soprattutto di fronte alla situazione del nostro tempo". Non è un caso che il Prefetto del Dicastero della Causa dei Santi ha evidenziato come sua testimonianza".riporto l'attenzione dei credenti in Cristo sulla questione dei migranti" che, come ha più volte affermato il Papa, "se sono integrati, possono aiutare a respirare l'aria di una diversità che governa l'unità".

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