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La nuova legge della Curia romana. Una prima lettura

Papa Francesco ha promulgato la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium sulla Curia Romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo. Il documento organizza soprattutto i dicasteri che assistono il Papa nella sua missione di governo della Chiesa universale e sostituisce la precedente Costituzione Apostolica Pastor bonus di San Giovanni Paolo II.

Jesús Miñambres-19 marzo 2022-Tempo di lettura: 5 minuti
nuova legge Curia romana

Foto: ©CNS photo/Vatican Media

Testo originale in inglese qui

Datata il 19 marzo 2022 con entrata in vigore prevista per il 5 giugno, festa di Pentecoste, Papa Francesco ha promulgato la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium  sulla Curia Romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo. Il documento organizza soprattutto gli uffici che assistono il Papa nella sua missione di governo della Chiesa universale e sostituisce la precedente Costituzione Apostolica Pastor bonus di San Giovanni Paolo II (1988).

In generale, la riforma della Curia non è il fine, ma uno dei mezzi per essere migliori testimoni del Vangelo, per favorire un'evangelizzazione più efficace, per promuovere un profondo spirito ecumenico, per favorire un dialogo fruttuoso con tutti (cfr. n. 12). Per questo il Papa affida i risultati della riforma allo Spirito Santo, vera guida della Chiesa, e per questo conta sul tempo, sull'impegno e sulla collaborazione di tutti.

La lettura della nuova legge sulla Curia romana deve evitare l'errore di confondere la riforma della Curia con una riforma della Chiesa, probabilmente alimentato dall'attribuzione al Vaticano della responsabilità di tutto ciò che accade nel mondo cattolico.

Fin dall'inizio del suo pontificato, il Papa ha dato alla Chiesa un impulso sinodale che si manifesta anche in questa norma, presentata nel Proemium come frutto della vita di comunione che dà alla Chiesa lo spirito della sinodalità; cioè, la caratterizza come una Chiesa in ascesa.

In questo senso, la Chiesa continua sempre ad accogliere i suoi fedeli, le sue strutture, e anche le voci che le parlano dall'esterno, i problemi del mondo, le aspettative dell'umanità. La riforma della Curia non è, quindi, la riforma della Chiesa, ma è l'aiuto a compiere passi verso una maggiore comprensione della comunione e della missione che la Chiesa ha ricevuto e sta cercando di realizzare in questi tempi.

In questa proposta sinodale, che è di ascesa, un ruolo importante è giocato dal rapporto che esiste nella Chiesa tra il primato del Romano Pontefice e il collegio episcopale (che si basa su quello che esisteva tra San Pietro e il collegio apostolico).

Questo rapporto è strutturato in alcuni organismi come le chiese patriarcali o le conferenze episcopali. Il Praedicate Evangelium sottolinea che il servizio della Curia al Romano Pontefice la mette anche in contatto e al servizio del Collegio episcopale, in modo che non sia "tra" il Papa e i Vescovi, ma piuttosto al servizio del Papa e dei Vescovi.

In diverse occasioni, rispondendo alle richieste espresse dai giornalisti, il Papa ha detto che la nuova legge "non conterrà nulla di più di quello che si vede oggi". Il processo di riforma che mira a facilitare un migliore servizio delle strutture curiali per le persone per cui sono state progettate richiede tempo e perseveranza, è uno di quei processi lenti e persistenti che ridefiniscono e guidano le istituzioni. Il Papa è tenace e cerca di promuovere i necessari cambiamenti di mentalità affinché la Curia romana possa esprimersi attraverso la sua missione di servizio; la stessa che il Papa sta esprimendo. Missione di servizio che si costituisce nell'orientamento dell'azione curiale e che è stata evidenziata in una nuova parte del documento, una serie di due "criteri" per il servizio, che precedono l'articolo di legge.

Quando, nel 2013, il Papa incarcerò mons. Krajevski, ora cardinale, dell'organismo che gestisce l'Elemosineria Apostolica, la più immediata carità del Papa, disse: "Ora le mie braccia sono corte, se le allunghiamo con le tue potrò arrivare a toccare il povero di Roma e d'Italia; io non posso uscire, tu puoi".

La Curia romana funge da occhio e braccio del Papa nella sua missione di unità e cura della Chiesa cattolica. Dal XVI secolo è organizzata in modo simile al governo di uno Stato, con i suoi ministeri o dipartimenti e una moltitudine di organismi che svolgono funzioni pastorali.

Oggi i dicasteri, gli organismi e gli uffici della Curia sono diretti da Dicasteri e sono accompagnati dai Pontifici Consigli. I dicasteri e gli organismi appartenenti alla Segreteria di Stato sono chiamati "istituzioni" (art. 12).

Oltre al titolo della Costituzione Apostolica, la nuova Curia Romana si caratterizza in armonia con il cuore pulsante di Papa Francesco, che aveva già espresso nella Evangelii Gaudium del 2013: "Sogno un'opzione missionaria capace di trasformare tutto, perché i costumi, gli stili, gli orari, il linguaggio e tutte le strutture ecclesiali diventino un canale idoneo per l'evangelizzazione" (n. 27).

La prima istituzione di diritto è il Dicastero per l'Evangelizzazione, presieduto direttamente dal Romano Pontefice (art. 34), che ha la funzione di trattare le questioni relative alle missioni - Propaganda Fide - e assume anche la competenza per le questioni fondamentali dell'evangelizzazione del mondo, diventando la punta di diamante della Chiesa che "nasce nel mondo" sia nel volto di Papa Francesco che in quello del Papa.

L'Elemosineria Apostolica viene trasformata in un Dicastero per il servizio della carità e viene collocata al terzo posto dopo l'evangelizzazione e l'insegnamento della fede, rilevando la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.

Nel descrivere le competenze del Dicastero per i Vescovi in materia di nomine, si fa espresso riferimento alla necessità di contare sul parere dei membri del Popolo di Dio delle popolazioni delle diocesi interessate (art. 105).

Le competenze che in precedenza erano suddivise tra due organismi sono state riunite in un unico Dicastero per la cultura e l'educazione, anche se articolato in due sezioni distinte: una per la cultura e l'altra per l'educazione cattolica.

Diversi Pontifici Consigli vengono trasformati in Dicasteri con competenze sostanzialmente identiche a quelle che già avevano, anche se in alcuni casi sono state apportate importanti modifiche: ad esempio, il Dicastero per i testi legislativi acquisisce una maggiore competenza nel promuovere il diritto canonico e il suo studio.

Si confermano le organizzazioni create in questi anni: il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, creato nel 2017, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, creato nel 2018. Esiste anche un Dicastero per la comunicazione, che definisce le competenze dell'attuale Segreteria per la comunicazione.

Il gruppo di istituzioni che giudicano in nome del Papa viene riunito sotto il titolo di "Organismi di Giustizia", anche se non cambiano i loro nomi e poteri: Penitenzieria, Segnatura e Rota Romana.

Sono sostanzialmente confermati i profili dei dicasteri e degli organismi che si occupano dell'economia interna della Santa Sede, oggetto dell'attenzione del Papa sin dall'inizio del pontificato: Consiglio per l'Economia, Segreteria per l'Economia, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e Ufficio del Revisore Generale, ai quali si aggiungono una Commissione per le materie riservate e un Comitato per gli investimenti, che erano stati istituiti in relazione all'ultimo riordino degli affari economici della Curia, con la scomparsa dell'Ufficio amministrativo preesistente presso la Segreteria di Stato.

La tradizionale Camera Apostolica è incomparabile con l'appartenenza agli enti con funzioni economiche, che avevano poteri nei periodi di sede vacante: tali poteri sono ora attribuiti a un nuovo Ufficio del Camerlengo di Santa Romana Chiesa (art. 235-237).

Sono queste le principali novità che la nuova legge della Curia apporta rispetto a quanto resta in vigore ancóra fino al 5 giugno. Ma ce ne sono molti di più. Da questa prima lettura, sembra che la legge offra nuove prospettive e maggiore dinamismo. Pensiamo soprattutto a ciò che è necessario fare, senza preoccuparci troppo di ciò che è.

E quando si tratta di organizzare uno strumento di servizio, è meglio pensare più all'azione che all'essere, perché l'essere deve diventare fare, servire.

L'autoreJesús Miñambres

Decano della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce. Roma.

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