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Magistero papale sui conflitti armati

Papi per la pace in tempo di guerra: da Benedetto XV e Pio XII a Francesco" è il titolo dell'incontro promosso dal Comitato Papa Pacelli-Associazione Pio XII, che si è svolto presso l'Istituto Maria Santissima Bambina di Roma. L'obiettivo della conferenza era quello di riflettere sul magistero dei Papi sui conflitti armati.

Antonino Piccione-9 settembre 2022-Tempo di lettura: 4 minuti

Testo originale dell'articolo in spagnolo qui

La conferenza, presieduta dal cardinale Dominique Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ha visto come relatori Massimo de Leonardis, professore di Storia delle Relazioni Internazionali (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano); Johan Ickx, direttore dell'Archivio Storico della Segreteria di Stato vaticana (Sezione per i Rapporti con gli Stati) e Andrea Tornielli, direttore editoriale di Vatican Media. Alla luce della guerra in Ucraina, possiamo vedere che il magistero dei Papi sui conflitti armati non è una questione secondaria.

Il nuovo libro del Papa

Le riflessioni di Papa Francesco, contenute nel suo recente libro Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace. (Contro la guerra: il coraggio di costruire la pacepubblicato da Solferino), mostrano la necessità di fratellanza e di denuncia dell'assurdità della guerra. Le sue pagine sono piene della sofferenza delle vittime in Ucraina, dei volti di coloro che hanno sofferto per il conflitto in Iraq, degli eventi storici di Hiroshima e dell'eredità delle due guerre mondiali del XX secolo.

Francesco indica l'avidità di potere, le relazioni internazionali dominate dalla forza militare, la crescita costante degli arsenali militari come il cuore delle guerre che ancora oggi insanguinano il pianeta. Questi scontri seminano morte, distruzione e risentimento e portano nuove morti e nuove distruzioni, in una spirale a cui solo la conversione dei cuori può porre fine.

Magistero papale sulla guerra

Il dialogo come arte politica, la costruzione di una pace praticabile che parta dal cuore e si estenda al mondo, la proibizione delle armi nucleari e il disarmo come scelta strategica sono indicazioni specifiche che Francesco ci affida, affinché la pace diventi davvero il fondamento condiviso su cui costruire il nostro futuro. Perché dalla guerra non può nascere nulla di veramente umano.

Il Papa segue la scia del magistero dei suoi predecessori: l'appello con cui nel 1962 San Giovanni XXIII chiese ai potenti del suo tempo di fermare un'escalation di guerra che avrebbe potuto trascinare il mondo nell'abisso del conflitto nucleare; la forza con cui San Paolo VI, parlando nel 1965 all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, disse: "Mai più guerra! Mai più la guerra!"; e i numerosi appelli alla pace di San Giovanni Paolo II, che nel 1991 definì la guerra "un'avventura senza ritorno".

Fin dall'inizio del mio servizio come Vescovo di Roma", afferma nell'introduzione al suo libro, "ho parlato della Terza Guerra Mondiale, dicendo che la stiamo già vivendo, anche se ancora a pezzi. Questi pezzi sono diventati sempre più grandi, fondendosi tra loro. In questo momento ci sono molte guerre nel mondo, che causano immenso dolore, vittime innocenti, soprattutto bambini. Guerre che provocano la fuga di milioni di persone, costrette ad abbandonare il loro Paese, le loro case, le loro città distrutte per salvarsi la vita. Di tanto in tanto queste guerre dimenticate riappaiono davanti ai nostri occhi distratti".

La follia della guerra

Lungi dall'essere la soluzione ai conflitti, per Francesco "la guerra è una follia, la guerra è un mostro, la guerra è un cancro che si alimenta da solo, fagocitando tutto". La guerra, inoltre, è un sacrilegio, che "devasta la cosa più preziosa della nostra terra, la vita umana, l'innocenza dei piccoli, la bellezza del creato".

La soluzione che fornisce è quella già proposta nell'enciclica Fratelli tutti: utilizzare il denaro speso in armi e altre attrezzature militari per creare un Fondo mondiale per eliminare la fame una volta per tutte e per promuovere lo sviluppo dei Paesi più poveri, al fine di evitare scorciatoie violente o fraudolente. Una proposta che il Santo Padre sente il bisogno di rinnovare "anche oggi, soprattutto oggi". Perché "le guerre devono essere fermate, e si fermeranno solo se smetteremo di alimentarle".

Pio XII e gli ebrei

Un altro libro, Pio XII e gli ebrei (Rizzoli 2021), dovrebbe dare l'opportunità di far luce sull'operato di Pio XII, con riferimenti agli interventi voluti dal Papa, coordinati dal Segretario di Stato, cardinale Luigi Maglione, ed effettuati da alti prelati come Domenico Tardini e Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI). I documenti inediti di Pio XII", ha scritto Ickx, "contrastano la falsa narrazione precedentemente accettata da molti".

Il Papa, infatti, "organizzò una rete di vie di fuga per le persone in pericolo e supervisionò una rete di sacerdoti che operavano in tutta Europa con un unico obiettivo: salvare vite umane ovunque fosse possibile". Si tratta della cosiddetta "lista Pio XII", il "memorandum ebraico", che si trova negli archivi storici della Segreteria di Stato. Un memorandum in particolare, identificato con il suo nome (altri sono intitolati a Paesi specifici), contiene circa 2800 richieste di intervento o di aiuto e testimonia quanto la sorte di queste povere persone stesse a cuore al Papa. Il memorandum descrive la sorte di oltre 4.000 ebrei, alcuni dei quali erano cattolici battezzati di origine ebraica (dopo una certa data, anche il battesimo non impediva la deportazione).

Le richieste coprono il periodo dal 1938 al 1944 e si intensificano durante gli anni cruciali della guerra. Non era sempre possibile salvare tutti, ma il "memorandum ebraico" "dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio", dice Ickx, "che Pio XII e il suo staff fecero tutto il possibile per offrire assistenza anche a coloro che professavano la fede ebraica".

L'autoreAntonino Piccione

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