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La nuova legge della Curia romana: una prima lettura

Papa Francesco ha promulgato la Costituzione Apostolica Prædicate Evangelium sulla Curia romana e sul suo servizio alla Chiesa e al mondo. Il documento riguarda principalmente l'organizzazione dei dicasteri che assistono il Papa nella sua missione di governo della Chiesa universale; sostituisce la precedente Costituzione Apostolica Bonus pastore di San Giovanni Paolo II.

Jesús Miñambres-8 settembre 2022-Tempo di lettura: 5 minuti
nuova legge Curia romana

Testo originale dell'articolo in spagnolo qui

Datata 19 marzo 2022 ed entrata in vigore il 5 giugno, festa di Pentecoste: Papa Francesco ha promulgato la Costituzione Apostolica Prædicate Evangelium sulla Curia romana e sul suo servizio alla Chiesa e al mondo. Il documento riguarda principalmente l'organizzazione dei dipartimenti che assistono il Papa nella sua missione di governo della Chiesa universale. Sostituisce la precedente Costituzione Apostolica Bonus pastore di San Giovanni Paolo II (1988).

In generale, la riforma della Curia non è un fine ma un mezzo, per essere migliori testimoni del Vangelo, per favorire un'evangelizzazione più efficace, per promuovere un profondo spirito ecumenico, per incoraggiare un dialogo produttivo con tutti (cfr. n. 12). Per questo motivo, il Papa ha affidato i risultati della riforma allo Spirito Santo, vera guida della Chiesa, e conta sul tempo e sull'impegno e la collaborazione di tutti.

Qualsiasi lettura della nuova legge sulla Curia romana dovrebbe evitare l'errore di confondere la riforma della Curia con una riforma della Chiesa, un errore forse incoraggiato dall'uso frequente dell'espressione "il Vaticano" per riferirsi a ciò che sta accadendo ovunque nel cattolicesimo. Fin dall'inizio del suo pontificato, il Papa ha impresso alla Chiesa uno stile sinodale che si ritrova anche in questa legge, che viene presentata nella Prefazione come il frutto della vita di comunione che dà alla Chiesa un'impronta di vita. sinodale "volto"; cioè che la caratterizza come Chiesa in ascolto. In questo senso, la Chiesa ascolta sempre i suoi fedeli e le sue istituzioni, ma ascolta anche le voci che le parlano dall'esterno, i problemi del mondo, le speranze dell'umanità. Per questo motivo, sebbene la riforma della Curia non sia una riforma della Chiesa, essa aiuta a muoversi verso una maggiore comprensione della comunione e della missione che la Chiesa ha ricevuto e sta cercando di compiere in questo periodo storico.

In questa proposta sinodale di ascolto, un ruolo importante è svolto dal rapporto che esiste nella Chiesa tra il primato del Romano Pontefice e il collegio episcopale (basato sul rapporto stabilito tra San Pietro e il collegio apostolico). Questa relazione è strutturata su alcuni organismi, come le chiese patriarcali o le conferenze episcopali. Prædicate Evangelium sottolinea che il servizio della Curia al Romano Pontefice la mette anche in contatto e al servizio del Collegio episcopale, in modo che non sia "tra" il Papa e i vescovi, ma al servizio sia del Papa che dei vescovi.

In diverse occasioni, rispondendo alle domande dei giornalisti, il Papa ha dichiarato che la nuova legge "non avrà nulla di nuovo, di diverso da quello che si vede ora". Il processo di riforma, che cerca di rendere più facile per le strutture curiali servire meglio gli scopi per cui sono state progettate, richiede tempo e perseveranza: è uno di quei processi lenti e continui necessari per riorientare e guidare le istituzioni. Il Papa sta cercando di promuovere un cambiamento di mentalità, in modo che la Curia romana si lasci consumare dalla sua missione di servizio, la stessa che sta consumando il Papa. È questa missione di servizio che costituisce la stella polare dell'attività della Curia ed è la ragione di una sezione separata del documento, una serie di dodici "criteri" per il servizio che precedono gli articoli della legge stessa.

Nel 2013, quando il Papa affidò all'ormai cardinale Krajevski l'Ufficio delle Carità Pontificie, l'organismo che gestisce le attività caritative più dirette del Papa, gli disse: "Ora le mie braccia sono corte, se le allunghiamo con le tue riuscirò a toccare i poveri di Roma e dell'Italia; io non posso uscire, ma tu sì". La Curia romana agisce come occhi e braccia del Papa nella sua missione di unità e cura della Chiesa cattolica. Dal XVI secolo è stato organizzato in modo analogo a come è organizzato il governo di uno Stato, con i suoi ministeri (o dicasteri) e una molteplicità di agenzie che svolgono le funzioni pastorali. D'ora in poi i dicasteri della Curia si chiameranno Dicasteri, Organismi o Uffici; i Pontifici Consigli sono scomparsi. I dicasteri e gli organismi, insieme alla Segreteria di Stato, sono chiamati "istituzioni" (art. 12).

Già dal titolo della Costituzione Apostolica, la nuova Curia Romana si delinea in armonia con il cuore pulsante di Papa Francesco, come egli stesso ha espresso in Evangelii Gaudium del 2013: "Sogno una "opzione missionaria"... capace di trasformare tutto, in modo che le abitudini, i modi di fare, i tempi e gli orari, il linguaggio e le strutture della Chiesa possano essere adeguatamente incanalati per l'evangelizzazione del mondo di oggi" (n. 27).

La prima istituzione di cui si occupa la legge è il Dicastero per l'Evangelizzazione, presieduto direttamente dal Romano Pontefice (art. 34), che assume la funzione di trattare le questioni relative alle missioni-Propaganda Fide e assume anche la competenza sulle questioni fondamentali dell'evangelizzazione del mondo, diventando la punta di diamante della Chiesa "in uscita" tanto cara a Papa Francesco.

L'Ufficio delle Carità Pontificie viene trasformato in Dicastero per il Servizio della Carità e viene collocato al terzo posto dopo l'Evangelizzazione e la Dottrina della Fede; quest'ultimo include al suo interno - pur avendo una propria autonomia - la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori.

Nel descrivere la competenza del Dicastero per i Vescovi in materia di nomine, si fa espresso riferimento alla necessità di ricevere il parere dei membri del Popolo di Dio delle diocesi interessate (art. 105).

Le competenze precedentemente divise tra due organismi, uno per la cultura e l'altro per l'educazione cattolica, sono unificate in un unico Dicastero per la Cultura e l'Educazione, sebbene articolato in due sezioni diverse.

Diversi Pontifici Consigli vengono trasformati in Dicasteri con competenze sostanzialmente identiche a quelle che già avevano, anche se in alcuni casi vengono apportate importanti modifiche: ad esempio, il Dicastero per i Testi Legislativi acquisisce una maggiore competenza per la promozione del diritto canonico e del suo studio.

Sono confermati gli organismi creati negli ultimi anni: il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, nato nel 2017, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, creato nel 2018. Viene aggiunto un Dicastero per la Comunicazione, che eredita le competenze dell'attuale Segreteria per la Comunicazione.

Il gruppo di istituzioni che giudicano per conto del Papa è riunito sotto il titolo di "Organismi di Giustizia", anche se non cambiano né il nome né le competenze: la Penitenzieria, la Segnatura e la Rota Romana.

Vengono sostanzialmente confermati i profili dei dicasteri e degli organismi che si occupano dell'economia interna della Santa Sede, che sono stati oggetto dell'attenzione del Papa fin dall'inizio del pontificato: il Consiglio per l'Economia, la Segreteria per l'Economia, l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e l'Ufficio del Revisore Generale, a cui si aggiungono una Commissione per le Questioni Riservate e un Comitato per gli Investimenti, che sono stati istituiti nell'ultima riorganizzazione degli affari economici in Curia, con la scomparsa dell'Ufficio Amministrativo che prima esisteva in Segreteria di Stato.

La tradizionale Camera Apostolica, che aveva competenze nei periodi di vacanza della Santa Sede, scompare dal gruppo degli organismi con funzioni economiche: le sue competenze sono ora attribuite a un nuovo Ufficio del Camerlengo di Santa Romana Chiesa (artt. 235-237).

Questi sono i principali cambiamenti apportati dalla nuova legge della Curia rispetto a quanto era ancora in vigore fino al 5 giugno; ce ne sono molti altri. Da questa prima lettura, la legge sembra offrire nuove prospettive e maggiore dinamismo; si concentra maggiormente su ciò che deve essere fatto, senza soffermarsi troppo su quali siano gli uffici. E quando si tratta di organizzare uno strumento di servizio, è opportuno pensare più all'azione che all'essere, poiché essere è fare, servire.

L'autoreJesús Miñambres

Decano della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce. Roma.

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