Le Sacre Scritture

"In lui abita la pienezza della Divinità" (Col 2,9-15).

Juan Luis Caballero-17 gennaio 2022-Tempo di lettura: 4 minuti
La Bibbia.

La mediazione di Cristo è uno dei punti centrali della cristologia della Lettera ai Colossesi. Partendo dalla situazione concreta della comunità cristiana di Colossa, Paolo universalizza il suo messaggio e offre una profonda riflessione sul primato di Cristo nella creazione e nella redenzione. Il testo dal quale evidenziamo alcuni punti chiave è Col 2,9-15, soprattutto i versetti 13-15: "E voi, che eravate morti per le vostre colpe e per l'incirconcisione della vostra carne, egli ha reso vivi con lui, avendo perdonato tutte le vostre colpe, avendo cancellato il rotolo, con i suoi decreti, che ci era avverso, e ne ha fatto scempio, inchiodandolo alla croce; avendo disarmato i principati e le potenze, ne ha fatto uno spettacolo al sicuro, celebrando con un corteo trionfale la sua vittoria su di loro, in lui"..

Contesto del brano

Il contenuto generale di Colossesi è l'opera di Cristo per la santità dei credenti e la fedeltà al Vangelo ricevuto e annunciato da Paolo. Questi temi sono sviluppati in Col 1,24-4,1. Il cuore dell'esposizione (Col 2,6-23) consiste in una serie di esortazioni e avvertimenti che inquadrano i motivi cristologici: Cristo e i credenti con lui (Col 2,9-15). Questa unità è suddivisa in due fasi argomentative:

a) In primo luogo, le motivazioni basate sulla situazione attuale (versetti 9-10): in Cristo abita "corporalmente" tutta la pienezza della Divinità (relazione Cristo/Dio); in lui siete stati pienamente riempiti (relazione Cristo/credenti); Cristo, capo di ogni principato e potere (Cristo/poteri).

b) In secondo luogo, le motivazioni basate su eventi passati (versetti 11-15). Da un lato, la trasformazione compiuta nei credenti: separazione della carne e del peccato (circoncisione, con connotazione battesimale, v. 11) e unione con Cristo (morte/risurrezione, con connotazione battesimale, v. 12). Dall'altro, l'opera di Dio/Cristo in loro favore attraverso la croce (versetti 13-14) e l'azione sulle potenze (v. 15).

Il punto decisivo è la pienezza ricevuta in Cristo dai credenti: sono riempiti in Lui, sono risorti con Lui. In Cristo i credenti hanno già ricevuto tutto e non hanno bisogno di pratiche che presuppongono che i doni salvifici ricevuti in Cristo siano incompleti o ancora da ottenere.

La situazione attuale e gli eventi passati

I versetti 9-10 sottolineano che la pienezza della Divinità si trova in Cristo, in lui solo e in nessun altro, realmente, veramente, pienamente, e che i cristiani hanno accesso a tale pienezza, senza ricorrere ai poteri spirituali e alle pratiche che essi richiedono, mediante l'incorporazione "in Cristo". Si sottolinea anche che Cristo è il capo di ogni principato e potere. La relazione di Cristo con i cristiani è quella di capo di un corpo; la relazione di Cristo con le potenze è quella di un capo come superiorità e dominio. Le potenze, soggette a Cristo, non possono mettere in discussione o minacciare la pienezza che i credenti ricevono solo da Cristo. Essi, avendo ricevuto tutto da Lui, non sono soggetti alle potenze, sia angeliche che terrene.

Con questi versetti, l'argomentazione si sposta dalla situazione attuale dei credenti (l'unione definitiva a Cristo) a ciò che l'ha prodotta.

Partendo dal rito della circoncisione come liberazione di un pezzo di carne, Paolo parla della superiorità della "circoncisione di Cristo", che è spirituale e trasforma tutto l'uomo, liberandolo da tutto ciò che è "carnale" (alludendo alla nuova condizione del cristiano, ormai nell'ordine di Cristo) attraverso il battesimo, rendendo così possibile l'accesso alla pienezza divina attraverso l'unione definitiva con Cristo morto e glorificato, senza bisogno di alcuna pratica o rito speciale aggiunto. Questo separazione o spogliarsi del carnale va di pari passo con una unione come morte e risurrezione, intesa come vita nuova e trasformata del battezzato (unione personale con Cristo), ma ancora in attesa della glorificazione definitiva. Questa risurrezione è stata resa possibile dall'apertura (fede) alla potenza di Dio.

I versetti 13-15 spostano ora l'accento sulla mediazione di Cristo, senza esplicitare il soggetto dei verbi utilizzati. La nostra morte ha avuto la sua causa nella non adesione alla volontà divina, che è la stessa "incirconcisione del cuore" come rifiuto di rinunciare alla "carne"; la vita (associazione con la pienezza di Cristo) è arrivata attraverso Cristo e il perdono dei peccati.

Il significato dei versetti 14-15 potrebbe essere riassunto come segue: Cristo, il capo, ha operato la pacificazione tra Dio e gli uomini, riducendo all'impotenza ogni potere che gli si opponeva e disarmando ogni potere che, anche se sottomesso, aveva un ruolo punitivo e coercitivo. Nel testo, quindi, l'espressione "principati e potenze" si riferisce sia alle potenze buone che a quelle malvagie. L'espressione "dare spettacolo" si riferisce anche a entrambe le cose: con una connotazione negativa (vittoria e abbandono alla derisione) e con una connotazione neutra o positiva (manifestazione della propria fedeltà), a seconda della persona interessata. Anche la celebrazione trionfale riguarda entrambi. Il documento a cui si fa riferimento nel v. 14 è il libro in cui gli angeli registrano i peccati degli uomini, meritevoli di una punizione per la quale gli angeli dovevano vigilare sulla loro applicazione ed esecuzione. La morte di Cristo sulla croce ha fatto scomparire questo documento, essendo i peccati perdonati per grazia.

L'autoreJuan Luis Caballero

Professore di Nuovo Testamento, Università di Navarra.

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