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Il Cardinale FiloniDobbiamo amare la Terra Santa": "Dobbiamo amare la Terra Santa".

Il Cardinale Filoni, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro, parla ad Omnes della Terra Santa e del suo rapporto con i cristiani di tutto il mondo.

Federico Piana-23 dicembre 2022-Tempo di lettura: 3 minuti
Il Cardinale Filoni

Il Cardinale Filoni, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro.

C'è un'istituzione della Chiesa cattolica che ha una missione che non è mai cambiata nel corso dei secoli: curare e sostenere i cristiani del mondo. Terra Santa. Si tratta dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, le cui origini storiche risalgono al 1336 e al quale si deve San Giovanni Paolo II concesso la personalità giuridica vaticana.

Oggi l'Ordine conta 30.000 cavalieri e dame laici in tutto il mondo, è organizzato in 60 Luogotenenze e una dozzina di Delegazioni Magistrali, e circa due anni fa ha rinnovato il proprio statuto con l'approvazione di Papa Francesco. "Crediamo che la Terra Santa non possa essere considerata un sito archeologico di fede, ma debba essere una realtà viva fatta dalle famiglie cristiane che vi abitano e dai tanti pellegrini che la visitano ogni anno", spiega il cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell'Ordine, secondo il quale la forza dell'istituzione che dirige "è radicata nel grande entusiasmo che i suoi membri mettono in tutte le attività che svolgiamo".

Nel complicato contesto internazionale di oggi, come riesce l'Ordine a svolgere la sua missione principale? 

- Innanzitutto, dobbiamo dire che dobbiamo amare la Terra Santa: non solo per ciò che rappresenta culturalmente, ma soprattutto per il fatto che Gesù è nato, ha vissuto, ha predicato e ha svolto lì la sua missione di salvezza. Ora, sostenere i cristiani significa continuare la presenza di una realtà viva in Terra Santa. La prima comunità cristiana era costituita dai discepoli del Signore e non si è mai estinta. Ciò significa, tuttavia, che questa "Chiesa madre", che poi ha dato vita, attraverso l'evangelizzazione, a molte altre Chiese nel mondo, deve essere sostenuta. Ecco perché le Chiese del mondo sentono il dovere di sostenere la Chiesa in Terra Santa in questo momento storico, perché la presenza dei cristiani in queste zone è molto diminuita, e se non c'è un contributo finanziario oltre che emotivo, la Terra Santa rischia di diventare un sito turistico, un sito archeologico della fede. E noi non vogliamo che questo accada. Il sostegno dell'Ordine alla Terra Santa serve ad aiutare tutti coloro che hanno una ragione di vita in Terra Santa: non solo i cristiani, ma anche gli ebrei e i musulmani.

Recentemente, l'Ordine si sta sviluppando anche in Slovacchia e ha avviato progetti di espansione in Africa: in cosa consiste questo grande sforzo e quali sono le motivazioni?

- La nostra intenzione è quella di aprire un po' di più l'Ordine, che è già molto presente nei Paesi europei e in Nord America. L'idea è di aumentare la nostra presenza in Sud e Centro America, ma anche di avviare alcuni progetti in Africa e Asia. Facciamo tutto questo perché l'Ordine è aperto a tutti: e la preoccupazione per la Terra Santa deve portare anche tutte le altre Chiese del mondo - siano esse maggioritarie o minoritarie - ad avere a cuore la Terra Santa. Se la Chiesa è cattolica, la cattolicità deve raggiungere anche quelle realtà continentali che al momento sono meno presenti, ma che non devono essere escluse. I nostri cavalieri e dame non sono quelli che si occupano occasionalmente della Terra Santa, ma che lo fanno con una stabilità di impegno, ed è bello pensare che si possano formare anche in Paesi dove l'Ordine è oggi meno presente.

Quale impegno è richiesto oggi ai membri dell'Ordine in tutto il mondo, ed è cambiato rispetto alle nuove sfide geopolitiche globali?

- Dico sempre che l'impegno dei membri dell'Ordine poggia su tre pilastri: la formazione spirituale, nata dal mistero della Passione, Morte e Risurrezione del Signore, l'amore per la Terra Santa e la dedizione alla propria Chiesa locale. In generale, i nostri cavalieri e le nostre dame sono laici, professionisti altamente qualificati, che possono dare un contributo davvero qualificato a ogni Chiesa locale. Il loro amore per la Chiesa locale si estende a tutta la Terra Santa.

Come l'Ordine sta vivendo il cammino sinodale?

- L'Ordine non è una diocesi e, sebbene io scherzi dicendo di essere un parroco con 30.000 fedeli sparsi in tutto il mondo, non è nemmeno una parrocchia. I suoi membri fanno parte delle Chiese locali e, come tali, portano e porteranno il loro contributo all'intero percorso sinodale.

L'autoreFederico Piana

 Giornalista. Lavora per la Radio Vaticana e collabora con L'Osservatore Romano.

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