Cultura

Il Giorno della Libertà commemora la fine della schiavitù negli Stati Uniti.

Il 19 giugno è un importante evento civico negli Stati Uniti, conosciuto in gergo come il 19 giugno. In questo giorno del 1865, il generale unionista Gordon Granger, a Galveston, in Texas, dichiarò che tutti gli schiavi erano liberi.

Omnes-19 giugno 2022-Tempo di lettura: 4 minuti

Una donna festeggia il Juneteenth a New York nel 2021. © CNS/Eduardo Muñoz, Reuters

Gli Stati hanno introdotto il giorno festivo nel 2021 sotto la guida di Joe Biden, che lo ha definito "uno dei più grandi onori come presidente". L'evento è chiamato "Giorno della libertà" o "Giorno della liberazione". L'anniversario, celebrato soprattutto dalla comunità afroamericana, è stato particolarmente sentito nel 2020, dopo l'omicidio di George Floyd a Minneapolis per mano della polizia.

La schiavitù fa parte della storia dell'umanità e ha radici molto antiche. Una delle prime rotture con questa tradizione si ha nella persona di Gesù e nella successiva diffusione dei suoi insegnamenti. San Paolo, nella sua lettera ai Galati, scrive: "Perché voi siete tutti figli di Dio. Non c'è Giudeo né Greco, non c'è schiavo né libero, non c'è maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,26-28). 

Ci sono voluti diversi secoli di vita cristiana per diffondere l'opposizione a questa pratica. Fin dai primi tempi sembrava essere in profonda antitesi con il messaggio d'amore, libertà e uguaglianza del cristianesimo

Nel Medioevo

L'Europa medievale è stata l'unica civiltà che si è dimostrata capace di mitigare prima e abolire poi la compravendita di esseri umani, in virtù dei suoi valori teologici e antropologici cristiani. Il Concilio di Londra del 1102 rappresenta la prima condanna esplicita della schiavitù in blocco: "nessuno entri nel nefasto commercio, che era in uso qui in Anglia, per cui gli uomini venivano venduti come se fossero animali bruti". 

Alla fine del XII secolo, il francese Jean de Matha fondò l'Ordine della Santissima Trinità. Questo progetto di vita religiosa univa il culto della Trinità all'opera di liberazione dalla schiavitù, in particolare al salvataggio dei cristiani caduti prigionieri dei Mori. L'ordine si è adoperato per la riscatto dei prigionieri perché sapeva che la libertà era offerta loro se avessero rinunciato alla loro fede. Recentemente, l'Ordine della Santissima Trinità ha svolto il servizio di liberazione in vari modi: occupandosi delle nuove forme di schiavitù (prostituzione, alcolismo, tossicodipendenza, ecc.) o partecipando alla liberazione degli indigenti dalla povertà. 

Tempi moderni

Al momento della scoperta del continente americano, il pensiero dei vari papi era maturato in una convinta opposizione alla pratica della schiavitù, diffusa presso le popolazioni di indiani, neri, ecc. Da parte della Chiesa, dal XV al XIX secolo, le bolle papali e le scomuniche contro i mercanti di schiavi erano comuni.  

Nel 1492, anno della scoperta dell'America, Papa Pio II ricordò a un vescovo della Guinea portoghese (l'attuale Guinea Bissau) che la schiavitù dei neri era "magnum scelus", un grande crimine. In seguito, i papi hanno usato la scomunica per dimostrare il loro rifiuto di questa pratica. Ad esempio, Papa Urbano VIII nel 1639 e Papa Benedetto XIV nel 1741. 

Età contemporanea

Quando il Congresso di Vienna del 1815 decise come dividere il continente africano, Papa Pio VII chiese di vietare la tratta degli schiavi. E nel 1839 Papa Gregorio XVI riassunse i pronunciamenti di condanna dei suoi predecessori in una bolla in cui "ammonisce e supplica" i cristiani a non rendersi più colpevoli della "così grande infamia" della schiavitù, "quell'inumano commercio con cui i negri... sono comprati, venduti e talvolta costretti a lavori durissimi". 

Tra il XIX e il XX secolo, l'opposizione della Chiesa divenne sempre più severa, al punto che il Codice di Diritto Canonico del 1917 puniva la schiavitù includendola tra i crimini "contro la vita, la libertà, la proprietà, la buona reputazione e i costumi". I laici che sono stati legittimamente condannati per omicidio, "rapimento di bambini di entrambi i sessi, vendita di uomini in schiavitù" e altri atti malvagi, "devono essere automaticamente esclusi da qualsiasi azione ecclesiastica e da qualsiasi stipendio, se lo hanno avuto nella Chiesa, con l'obbligo di riparare il danno". 

Il Concilio Vaticano II cita la schiavitù in un lungo elenco di pratiche "vergognose" che offendono la dignità umana. Infine, il Catechismo della Chiesa Cattolica (1994) condanna la schiavitù nella sezione del settimo comandamento, "Non rubare".

Progetti in corso

Negli ultimi anni si è radicata un'iniziativa che ha origine nella vita religiosa femminile, denominata Talitha Kum. Il progetto ha risvegliato il profondo desiderio di dignità e di vita che è stato latente e ferito da tante forme di sfruttamento. La tratta di esseri umani è un fenomeno complesso e multidimensionale, che danneggia decine di milioni di persone e l'intera società umana. Le attività di Talitha Kum si rivolgono a tutte le persone private della loro dignità e libertà. Questo indipendentemente dallo stile di vita, dalla razza, dalla religione, dallo stato economico o dall'orientamento sessuale. 

È chiaro che nel XXI secolo il fenomeno della schiavitù non è ancora stato superato e le sue forme di espressione si sono evolute nel tempo. Nella storia della Chiesa troviamo abbondanti argomenti teologici fin dai tempi della patristica per condannare questa pratica. Ad esempio, si sottolinea che Dio è il creatore di tutti gli uomini, che godono di pari capacità e dignità; il dominio di alcuni uomini su altri è una conseguenza del peccato dell'uomo; il sacrificio di Cristo ha liberato tutti gli uomini allo stesso modo dalla schiavitù del male; tutti gli uomini, anche i non credenti, sono capaci di credere in Cristo; la schiavitù è un ostacolo alla conversione a Dio a causa della testimonianza negativa offerta dai cristiani.

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