Cultura

Una pausa per la poesia: rileggere Gerardo Diego nei suoi Versos divinos (Versi divini)

La poesia è sempre stata un buon respiro per lo spirito. In questo caso, tornare alla poesia di Gerardo Diego, o scoprirla per la prima volta, è un esercizio di lucidità, anche perché si tratta già di un classico.

Carmelo Guillén-14 agosto 2020-Tempo di lettura: 4 minuti

È stato la forza trainante della sua generazione, pubblicando la famosa antologia Poesia spagnola (con due versioni, 1932 e 1934), in cui è riuscito a riunire il meglio della lirica spagnola dei primi trent'anni del XX secolo, il prestigio intellettuale e umano di Gerardo Diego non è mai stato messo in dubbio, tanto che, con un'opera letteraria molto aperta alle diverse tendenze emerse nel corso della sua vita, ha saputo non solo coniugare tradizione e modernità, ma anche mantenere una propria voce riconoscibile, che gli è valsa, tra i tanti riconoscimenti, il prestigioso Premio Cervantes nel 1979 (anche se quell'anno lo ricevette ex aequo con Jorge Luis Borges). Ernestina de Champourcin diceva di lui che era un "Poeta cattolico".Questa affermazione è corroborata sia dalle sue opere esplicitamente religiose, sia dall'aria trascendente che si respira in alcuni libri isolati (penso in particolare a quello intitolato Cimitero civile(1972), anche se, a dire il vero, la sua enorme coerenza fa sì che tutta la sua creazione letteraria, così come la sua persona, porti l'impronta di una fede vissuta per tutta la vita.

Sono quattro i titoli essenziali in cui il tema religioso è particolarmente presente: un'opera teatrale, Il ciliegio e la palma (tavola scenica in forma di trittico)e tre raccolte di poesie: Via CrucisAngeles de Compostela e Versi divini. È sorprendente che in un'epoca complessa come quella in cui visse - le avanguardie artistiche degli anni Venti - riuscì a mantenere costantemente questa attitudine ad assorbire quei momenti storici senza mai perdere il minimo accenno alla formazione cristiana che aveva ricevuto da bambino in casa. In un certo senso, quindi, si può spiegare: il padre del poeta, dopo essere rimasto vedovo dal primo matrimonio, da cui aveva avuto tre figli, si risposò, aumentando la prole con altri sette discendenti, di cui Gerard era il più giovane. Di questi dieci fratelli, due professavano nella Compagnia di Gesù (Sandalio e Leonardo) e uno (Flora) nell'Ordine della Compagnia di Maria. 

Si presume che il loro ambiente domestico fosse sufficientemente vivace in materia religiosa per capire che i genitori erano riusciti a inculcare ai figli ciò che vivevano. Infatti, nel prologo che Elena Diego scrisse nel 2000 per la ristampa del libro di suo padre Il mio Santander, la mia culla, la mia parolaLe stesse parole del poeta lo confermano: "Non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori perché erano molto cristiani, molto pii e caritatevoli; a casa c'era sempre gente, più o meno della famiglia, che mangiava e anche dormiva, perché veniva e non aveva un posto migliore dove andare".. Ed è questa idiosincrasia, ereditata dai suoi antenati, ripeto, che arricchirà e metterà a fuoco la sua vocazione di poeta, che, come ho detto sopra, si manifesta in diversi libri di argomento religioso, tra i quali, in questa occasione, vorrei segnalare il suo Versi divini -Il libro è un'opera di enorme qualità letteraria e, forse, una delle più profonde e intense della poesia religiosa spagnola scritta nel XX secolo. 

L'edizione che ho scelto per il nostro approccio all'autore è quella del 1971 - accessibile attraverso la Fondazione Gerardo Diego -, che contiene composizioni di stili molto diversi tra loro e in cui, forse, l'elemento unificante è segnato proprio dalla tematica religiosa. Questa raccolta di poesie, d'altra parte, può servire come iniziazione all'opera poetica di Gerard, che avrebbe potuto presentarla come una compilazione della sua opera lirica in senso puramente cattolico. Forse la poesia più conosciuta di questa raccolta - l'ho imparata a memoria quando ero bambino - è la poesia di Natale intitolata La palmaappartenente a Nataleuna delle nove sezioni della collezione. Il testo recita: "Se la palma potesse / diventare infantile, infantile, / come quando era un bambino / con un braccialetto in vita. / Così che il Bambino potesse vederla.../ Se la palma avesse / le gambe dell'asinello, / le ali di Gabrielillo". / Perché quando il Bambino vuole, / correre, volare al suo fianco... / Se la palma sapesse / che le sue palme un giorno... / Se la palma sapesse / perché la Vergine Maria / la guarda... Se avesse... / Se la palma potesse... / ... la palma...".. Questo gioco musicale, ricco di elementi teneri e affettivi (il Bambino, la Vergine, l'asinello, Gabrielillo) con la continua ripetizione della parola "palma" e il ritmo melodico dei versi con frequenti finali in -era sono stati forse il grande stimolo, nella mia adolescenza, per iniziare a trovare simpatica e accessibile la poesia del poeta cantabrico.

Tranne che per la composizione iniziale, CredereLa prima parte del libro, pubblicata nel 1934, un passaggio chiave per assimilare il resto delle poesie - senza la fede cattolica sarebbero incomprensibili per il lettore, sembra dirci Gerardo Diego con questo incipit - le diverse sezioni sono divise in base alle date di pubblicazione. In questo modo, la prima parte del libro è costituita dall'intero libro Via Crucis1924, a cui seguono le sezioni Natale, Maria, Santissimo Sacramento, Santi, Varia, Bibbia e GesùLa sezione più grande è dedicata alla Vergine Maria. 

Perché iniziare leggendo o rileggendo il Versi divini? Semplicemente perché costituiscono un incontro sublime con la poesia moderna di carattere religioso, poesia che, senza perdere il suo tono classico, lascia aperta la strada alla serenità e alla gioia dell'incontro con Dio o con la madre, e dimostra ampiamente il fervore di un uomo credente, autentico, convinto che la sua poesia fosse per lui un luogo di preghiera e di celebrazione della fede. n

 

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