Tempi turbolenti

Il Santo Padre, costruttore di ponti, vuole che i cristiani siano "artigiani dell'unità", che rinnovino l'impegno a non aspettarsi un mondo ideale, una comunità ideale. "Non amiamo le situazioni o le comunità ideali, amiamo le persone". 

9 marzo 2018-Tempo di lettura: 2 minuti

Secondo gli esperti, se Jorge Bergoglio avesse scritto una tesi di dottorato, si sarebbe concentrato sull'analisi del "...modo in cui le parole e le azioni del Papa sono state usate in passato".Il contrasto: Saggio di filosofia del vivente-concreto"Romano Guardini, uno studio dei vari modi in cui l'unità può essere raggiunta senza uniformità, assumendo la pluralità dell'umano e la complessità del reale". L'intensa esperienza di fazioni e rivalità ha attraversato la sua vita e continua a essere la sua ricerca. Nella sua proposta di una "cultura dell'incontro" c'è una profonda convinzione sulla realizzazione umana (e soprannaturale) che si coltiva stando insieme pur nella diversità.

In mezzo a tutto il polverone sollevato dal viaggio del Papa in Cile a gennaio, il suo discorso ai sacerdoti e ai seminaristi del 16 non ha attirato molta attenzione. Tuttavia, offre una visione fondamentale di questo "tempo di turbolenza": come sviluppare un atteggiamento coerentemente cristiano di fronte a una cultura post-cristiana.

Francesco lo dice in termini drammatici: "Stanno emergendo forme culturali nuove e diverse che non si conformano ai margini conosciuti. E dobbiamo riconoscere che spesso non sappiamo come inserirci in queste nuove circostanze. [...] E possiamo essere tentati di ritirarci e di isolarci per difendere le nostre posizioni, che finiscono per essere solo dei bei monologhi. Possiamo essere tentati di pensare che tutto sia sbagliato, e invece di professare una buona notizia, tutto ciò che professiamo è apatia e disillusione.". Il polo negativo dell'isolamento è la dissoluzione. Di fronte all'esperienza del proprio peccato, c'è il pericolo di cedere e di cadere in un "...".è tutto uguale"che"alla fine finisce per annacquare qualsiasi compromesso nel relativismo più dannoso.".

L'isolamento e la dissoluzione sono posizioni deboli, ma chi si sente forte corre il rischio di vedere gli altri dall'alto, di sentirsi migliore, supereroe, che "... sono i migliori, i supereroi...".dall'alto, scendono per incontrare i mortali". Il Papa sottolinea invece che il cristiano parte dall'esperienza del suo peccato e dell'essere perdonato da Dio. "La consapevolezza di avere delle piaghe ci libera; sì, ci libera dal diventare autoreferenziali, dal credere di essere superiori.". Francesco traccia una strada per il futuro: "Conoscere Pietro sconfortato per conoscere Pietro trasfigurato è l'invito a passare da una Chiesa di sconfortati a una Chiesa che serve i tanti sconfortati che vivono accanto a noi".. Una Chiesa che non guarda dall'alto, ma scende e aiuta tutti a salire un gradino, da dove sono, mostrando loro l'orizzonte che si apre a ogni passo, che li avvicina a Gesù.

L'autoreJuan Pablo Cannata

Professore di Sociologia della comunicazione. Università Austral (Buenos Aires)

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