Il pianeta dei cani

Il mondo in cui viviamo, con i virus che minacciano l'umanità, ci ha fatto riflettere sulla fragilità della nostra specie.

2 settembre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti

Quel film, che in seguito ha generato una serie televisiva e che oggi è un grande franchise, ha avuto un profondo impatto sulla mia infanzia. Il pianeta delle scimmie narrava una distopia in cui la specie umana aveva ceduto alla superiorità delle scimmie che dominavano la terra in un futuro immaginario. All'origine, il grande fallimento dell'umanità da Adamo ed Eva in poi: voler essere come Dio, questa volta attraverso l'abuso dell'ingegneria genetica e dell'energia nucleare, per poi finire col rendersi conto di essere nudi.

L'essere umano, fatto a immagine e somiglianza di Dio, ha il potere di dare la vita e di toglierla, di riprodursi o di estinguersi. È l'unico essere vivente che può aggirare la legge dell'autoconservazione, inscritta in tutta la creazione, per seguire la legge dell'autodistruzione. Creati per la vita, nella nostra libertà siamo capaci di condannarci alla morte. Questo è infatti ciò che, in termini teologici, chiamiamo peccato, anche se la parola nel linguaggio popolare ha altre connotazioni, spesso errate.

Gli esseri umani, fatti a immagine e somiglianza di Dio, hanno il potere di dare la vita e di toglierla, di riprodursi o di estinguersi.

Antonio Moreno

Il mondo distopico in cui viviamo nel 2020-2021, con virus mutanti che minacciano la famiglia umana, ci ha fatto riflettere sulla fragilità della nostra specie e sulla possibilità concreta che le favole hollywoodiane diventino più che un semplice intrattenimento.

Questa introduzione serve a spiegare perché l'altra sera ho avuto difficoltà ad addormentarmi dopo aver letto questo dato: in Spagna ci sono 6,2 milioni di bambini sotto i 14 anni, mentre ci sono più di 7 milioni di cani registrati. Il sogno delle giovani coppie non è più quello di avere una prole, ma di condividere un cane. Gli esseri umani nascono, crescono, adottano un cane e muoiono senza lasciare traccia. Questa è la realtà degli uomini e delle donne del XXI secolo, condannati a una vita da cani in cui l'amore di una famiglia, aperta all'eternità, è sostituito dall'affetto intransigente di animali adorabili.

Non dobbiamo dimenticare che il cane è una specie creata dall'uomo, incrociata per generazioni per soddisfare i nostri bisogni e, al giorno d'oggi, il bisogno più elementare (basti vedere la tanto decantata società del benessere) è l'affetto.

In questa Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, mi vengono in mente le parole del Papa in Laudato si'Non può essere reale un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura se allo stesso tempo non c'è nel cuore la tenerezza, la compassione e la preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l'incoerenza di chi si batte contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente al traffico di persone, che trascurano i poveri o che sono determinate a distruggere un altro essere umano che non amano".

E di fronte alle disuguaglianze del nostro mondo, di fronte alla superiorità della cultura dell'usa e getta, che disprezza i poveri, gli anziani, i malati e i bambini, mentre si suppone che ami sempre di più gli animali, mi viene in mente la scena finale del film con cui ho aperto l'articolo: un magistrale Charlton Heston scopre finalmente che, dopo la distruzione della razza umana, non c'è nessuno da biasimare se non l'uomo stesso nell'uso della sua libertà. E a quattro zampe, sdraiato come un cane sulla riva della spiaggia mentre viene sballottato dalle onde, esclama: "Maniaci! L'avete distrutta! Vi maledico!".

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

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